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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Questo fantasma che si nomò repubblica ebbe quattro mesi d’esistenza.I Francesi e Mazzarino si beffarono di questo popolo troppo credulo. Il giogo spagnuolo ritornò piùpesante, e la rivoluzione spirò, come tutte quelle, ove il valore ed il furore non son guidati a buonfine.<strong>La</strong> peste si aggiunse agli altri mali nel 1656. Tremenda, terribile infierì a Napoli; fu portata dalla Sardegna:il morbo si diffuse pel regno.L’Isola d’Ischia ne fu spaventevolmente attaccata; il contagio si distese per ogni contrada; innumerevolifurono le vittime: i casali rimasero spopolati, le università e le terre stremate: mancavano i seppellitori:valloni interi fra i burroni del monte Epomeo furon colmati di cadaveri (248).I benestanti, i contadini, i preti, fuggirono nelle solitudini delle campagne perché credettero così nonvenir contagiati; ed appena fra cento si trovava qualche vero apostolo che i soccorsi della Religioneapprestasse all’appestato negli ultimi istanti di vita (249).Preghiere, voti, penitenze, offerte di templi, d’altari (250), d’istituir cappellanie, di eriger chiese, daiprimi birbi, dai prepotenti, dai succhia sangue del povero, si fecero per timor della morte, e tremanti sivotarono a S. Carlo a S. Rocco se scampassero dal flagello.Una pioggia dirottissima, che allagò campagne, e si tramutò in torrenti (251) caduta nell’està di quell’annosull’isola, apportò la tanto desiderata miglioria; cominciarono a decrescere i casi di peste, ilmorbo andò scemando, ritornò nelle desolate famiglie la speranza della vita, ed i voti, le promesse sidimenticarono per lo più dai rassicurati superstiti.248) Nella terra di Forio una intrepida vecchia chiamata Tolla fu la seppellitrice dei cadaveri, che ammonticchiavasu piccola carretta e trasportava nella chiesetta di S. Sebastiano ritraendone per mercede gli oggetti del trapassato,e se questi erano preziosi li portava infilzati tutti in un laccio che portava sempre seco appeso al collo a guisadi collana detta allora cannacca. Anche oggi è rimasto il proverbio, quando in Forio, una popolana si guarniscedi soverchio, e si sente. Che! vuoi fare la cannacca a Tolla? Questa fu tre volte attaccata dalla peste; le due primevolte superò il morbo, alla terza vi soccumbette.249) In Forio il solo prete Nicolantonio Maltese si prestò, gli altri fuggirono – <strong>La</strong> <strong>storia</strong> grata a tale coraggioevangelico ne serba il nome.250) Questa pioggia così dirotta che formò il letto della lava di Spinavola in Forio, cadde ai 7 di Luglio, altrivogliono ai 7 Agosto.251) Le Chiese di S. Carlo, di S. Agnello e di S. Rocco in Forio che sulla marina più non esiste – furono erettedopo la peste, e per quel flagello superato.109

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