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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Un brano di quegli Aborigeni, che, trascinando una vita nomade, erano sparsi per le spiagge d’Italia- circa 1684 anni avanti l’era volgare - gente selvaggia, rapace, fiera; capitanata da Candolo ed Atlante,scelse l’isola d’Ischia a ricovero e punto opportuno di ritirata, o di azione nelle nefandezze e rapine. Cotestifacinorosi eransi uniti ai pelasgi-enotri ed ausoni, superstiti all’universale cataclismo. Ricoverati inrozze e tenebrose spelonche, e nelle grotte e caverne formate dalle stesse eruzioni vulcaniche, preseroil nome di cimmeri e di troclotidi (7).Il branco selvaggio, stanziatosi fra gli antri rimasti dopo l’eruzione del bollente Epomeo, vivevaquindi di rapine, lusingando i poveri avventurieri, che spinti o da tempesta, o da altro accidente, ignaridel pericolo, approdavano in quest’isola: essi li spogliavano, dopo averli ingannati con fallace umanità,indi li trucidavano.In una di queste fraudolenti macchinazioni, i Cimmeri, venuti a zuffa coi sopraggiunti, e trovata incotestoro, ferma resistenza, furono vinti, e tutti massacrati, non esclusi i loro capi Candolo ed Atlante,dopo essere stati impiegati a vili usi.Cotesti marini vittoriosi di selvaggi sì fieri, credettero essere stati guidati alla vittoria dall’invisibilebraccio di Giove, loro nume tutelare, di cui o il simulacro, o l’insegna, o il nome il naviglio ne portava.<strong>La</strong> superstizione, l’ignoranza, la malizia, sparse la favola che Candolo ed Atlante, a causa de’ lorodelitti, erano stati da Giove-Tonante, fulminati e tramutati in Cercopi e scimmie negli antri di Pitecusa- Ischia. Così la mitologia creò dai fatti naturali l’iperbole del soprannaturale (8).Ma quali poteano essere questi nuovi avventurieri?... I Greci..... E quando?Alcuni scrittori sostengono, che ventisette secoli dopo la creazione, i primi greci seguaci di Giasone,dopo la conquista di Argo, scesero alle nostre spiagge, guidati da Falero ed occuparono il cratere diNapoli (9).Ma è difficil cosa trovare un filo storico; ed è pericoloso l’internarsi in laberinti, ove la mitologia, nonpuò separarsi dalla <strong>storia</strong>; per cui non rimane altro che esaurire la narrazione delle colonie fenicie chequest’isola visitarono (10).7) «I pochi selvaggi superstiti all’universale cataclismo, per garantirsi dalle ingiurie delle stagioni, si ricoveravanoin quei tempi, o in rozze e tenebrose spelonche, scavate nelle viscere delle montagne; onde derivò il loro nomedi Cimmerii o di Trogloditi; termini comuni a tutti i popoli in tal guisa raccolti, dalla parola greca Troglei, chevuol dir caverna». (V. Storia de’ Monumenti dell’ex reame delle due Sicilie. Introduz. Cap. II. nota 2. pag. 76 – V.Abate Cestari descriz. dell’antica Napoli.8) Vedi Nota 1a all’Introduzione e Nota 148 1a Parte – V. Jasolino St. d’Ischia Lib. I pag. 10.9) V. Storia de’ Monum. dell’ex reame delle due Sic. Vol. I. pag. 25 Nota 35. pag. 66.10) «Gli antichissimi non ebbero mente a scrivere le loro storie, o a noi non pervennero; fossero anche pervenute,ce n’avrebbero potuto rilevare le origini? Le tradizioni rimasero sformate dal passare di bocca in bocca, dall’igno-4

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