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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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finta spensieratezza, cantarellando una canzone di marinaio nel patrio dialetto, a cui il tonfo dei remiserviva di cadenza: arroge che il color bruno del finto marinaio, dava più credito alla trasformazione acui serviva, per completar verosomiglianza, la faciltà del dialetto patrio, e la sveltezza del remigare, adaccrescere la realtà all’apparenza.Appena saputo la cattura de’ tre compagni sulla banchina del porto di Civitavecchia, diede Filippospinta ai remi, si pose al largo, si accostò ad un legno Francese che allora avea gettato l’ancora, e suquello ricoveratosi pose al sicuro la sua vita.Allora col pensiere corse ai tre sventurati amici, e con profondo dolore se li vide passare d’avanti, sudi una nave napoletana, che li riconduceva colà, ove la tirannide non perdonar sapeva.I due fratelli Manna sulla piazza di Castel-Nuovo furono impiccati: il Fasulo a causa del forte impegnoche trovò presso i giudici-boia della giunta di stato, fu condannato a dura prigionia nel sotterraneodi una fortezza.Il Partejusta Filippo ricoveratosi in Francia prese servizio nell’esercito della repubblica.Era l’epoca quella in cui l’astro di Bonaparte ascendeva la sua parabola, il Filippo di Lustro ancor’essosi segnalò sotto tal duce, che mutava gli uomini in eroi; tanto che nella campagna di Egitto era salitoal grado di Commessario di guerra.In uno scontro un palla di moschetto di un beduino lo ferì mortalmente al petto, spirò egli gloriosamentesul campo di battaglia, salutando per l’ultima volta, quel sole di libertà che splendente ancoraper la Francia, spandeva i suoi raggi pel mondo meravigliato, e stupefatto alla fortuna ed al genio di unconquistatore generoso ed incostante, il quale non ancora si era spiegato, se sarebbe stato per divenireil fondatore, o il distruttore della libertà de’ popoli.Ma se Filippo di Lustro fu salvato dalla sua abilità, rimanea sull’isola d’Ischia la famiglia sua; equesta fu vessata, dall’arbitraria polizia di quell’epoca fatale, per molti anni, quantunque non avesseparteggiato colle opinioni dell’emigrato figlio e fratello.<strong>La</strong> reazione non si limitò a bagnare le zolle del sangue di tanti martiri politici: a devastare i beni de’patrioti colle loro sanfedistiche invasioni: a popolare le prigioni ed i forti d’infelici padri di famiglia:sbrigliò altri mostri i briganti.I contadini dell’isola d’Ischia non erano stati invezziti dalla luce del feudalismo: essi erano vissutisempre indipendenti, perché quantunque i signori del Vasto, avessero ottenuto dai passati sovrani spagnuoliun titolo di signoria, e le castellanie di Procida ed Ischia, pure queste regalie erano di mero titolo,in modo che gl’ischioti non aveano sofferto il giogo del vassallaggio baronale, ma il lontano dominiodella monarchia che poco si era curata di un’isola di poco interesse.Questa indipendenza avea educati, quei proletari rimasti nello stato naturale, ad esser perniciosi nelleoccasioni.131

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