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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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(Anno 1544). Rotti gli accordi tra i francesi ed i turchi, per contrasti sorti fra loro, Barbarossa risolvettedistaccarsi dagli alleati e tornarsene in Levante (224).Pria di lasciare queste piagge volle che rimanesse imperituro l’ultimo suo ricordo all’isola d’Ischia,ricordo solenne, degno di un pascià corsaro, che non conosce altra religione che quella della vendetta.Era la notte che precedea quella della vigilia di S. Giovanbattista, la fatale notte del 22 giugno 1544(225), quando Barbarossa gettava con precauzione l’àncora innanzi l’isola d’Ischia, e tacitamente eseguivain vari punti di quelle spiagge, contemporanei sbarchi. Una ciurma di quei feroci pirati scendeaal lido occidentale verso la cala di Citara: altra era posta a terra, fra i piccoli seni del lato meridionalenascosti dai promontori della Scannella: difesi dalle inospite spiagge de’ Maronti e dalle tetre collinedi Sant’Angelo; in modo che nella stessa ora con ben disposto piano, si assalivano la terra di Forio, ilvillaggio di Panza, ed i Casali di Serrara, Fontana, Moropano, Barano, Testaccio e loro adiacenze.Era quella una placida notte estiva, i miseri agricoltori credendosi sicuri nei loro casolari ed abiturisemichiusi, o mal barrati, sia a cagion del caldo precoce, sia della miseria, giacevano nel più profondosonno, perché stanchi e spossati dai diurni travagli.I corsari taciti e guardigni, protetti dal silenzio e dalla solitudine, sorprendono i malcapitati nel sonno,e costoro sbalorditi; anzi atterriti, non sanno, né possono far resistenza, e si fanno come agnelli sgozzare,avvincere, tormentare.Tutto si devasta da quella furente bordaglia avventuriera di greci-musulmani; le forosette e le contadinesono rapite con gioia feroce; i garzoni e i montanini incatenati con rabbia: i vignaiuoli e gliagricoltori stretti da corregge, a coppie congiunti fra loro in modo che lunga catena ne formano, e comearmenti sono gettati sulle galee: i vecchi ed i poppanti trucidati perché merce d’inutile ingombro, mentrele fanciulle ed i giovanetti servivano per gli harem, le donne eran pei mercati d’Oriente, gli uominial remo ed allo staffile dell’Ottomano. I vigneti, gli arbusteti sono abbattuti e distrutti; i casolari ed ituguri incendiati e diroccati, i cellai e le conserve, vuotati e saccheggiate, sfondati i serbatoi, ed i fustidel vino dopo di essersene trasportato e bevuto di quel liquore quanto più se ne poteva, per estinguerela sete di rabbia, di lascivia, di spossamento, e d’interna arsura.Corron, col sangue frammisto, gli avanzi di quel liquore, che costituiva la sussistenza de’ miseri isolani,e di vino e di sangue s’inzuppa il terreno, s’imbrattano quei miscredenti.Resi più feroci dalla lussuria e dall’ubbriachezza non lasciano una pietra, un palo, una pianta, un virgultoall’impiedi.224) «Immense furono le devastazioni, le rapine, le stragi e le arsioni da lui commesse a danno di tante cittàd’Italia, specialmente nell’infelice regno di Napoli». Biograf. di Barbarosse Mich.225) Il Summonte fissa il 22 giugno 1544 la discesa di Barbarossa in Ischia.98

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