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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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hanno origine tutte le famiglie, per quanta nobiltà essi mentissero, per quanta aristocrazia con jattanzarappresentassero: e se non hanno origine dalla zappa o dal remo l’ebbero da più modesta fonte – Ricordiamoa questi fatui che la nobiltà del cittadino oggi la costituisce il merito, siate meritevoli, diciamoloro – che invece di badare ai vostri mentiti o dissusati stemmi che nulla indicano, i nostri figli guarderannoin fronte a voi, e trovandovi gli stemmi della nobiltà dell’ingegno, dell’onestà, del patriottismo,si scopriranno il capo, e vi saluteranno Nobile Cittadino dell’isola d’Ischia – Vi saluteranno, perché noili addestreremo a rispettarvi e stimarvi.---------------Quanto tramontò la repubblica di Genova pel volere del I° Napoleone, e da porto franco divenneprovincia francese, si spense il traffico del vino di quest’isola a quella piazza, ed il commercio si paralizzò.Ricadde Ischia nello squallore e nella miseria, perché l’energia degli isolani si annichilì, e non sirisolvettero costoro come i procidani, coll’intraprendere più colossali speculazioni costruendo legni dimaggior portata, atti a lungo corso.E creando una marina come la seppe creare, Procida e validamente sostenere e rendere importante.Gl’ischitani al contrario si sviarono dal mare, si restrinsero nell’industria agricola, e mentre la vicinasorella gareggiò colle prime marine d’Italia nel creare una imponente marina mercantile, Ischia videsenza commuoversi languire la sua, ed i suoi coraggiosi marini prender servizio su legni di altri paesi, aguardare, senza poterne trarre guadagno, le ricchezze ch’entravano in casa de’ proprietari di bastimentinoleggiati per lontane contrade.Questo ristagno di commercio fu totale quando il governo Romano, chiuse la Capitale all’importazionede’ vini d’Italia – Misura fu questa provocata da’ suoi cardinali, i quali l’anno scorso per la stessacagione facean chiudere per noi il porto franco di Civitavecchia, appunto per poter a miglior condizionivendere quei deboli e poco gustosi vini che produce l’agro romano, in cui i Cardinali di Santa Chiesaposseggono i loro feudi.Ridotta l’isola d’Ischia in sì sconfortante languore nel commercio e nel traffico; si dovette restringeread esportare i suoi vini per le sole coste del territorio Napoletano: per cui si videro discendere moltefamiglie inalzatesi col traffico, ed altre si mantennero a galla per effetto della grande economia cheintrodussero nel loro mantenimento.Per molti anni durò questo stato affligente, ma verso il 1849 a 1850 la piazza di Nizza, ricercava vino,e gl’isolani si affrettarono a provvederla in parte: fu un sollievo che balenò soltanto, poiché la Sardegna,a cui allora Nizza appartenea, producea bastante vino a poterla quando quell’epoca eccezionalepassò. Fatta l’unità d’Italia si riaprirono a Ischia i porti della penisola; ma si chiuse quello proficuo diCivitavecchia.62

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