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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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<strong>La</strong> florida Troja (11) potente e guerriera; arsa, distrutta, incenerita, cacciava i pochi avanzi lungidalle frigie contrade, e valicando costoro nuovi mari, e toccando nuove terre, in lotta coi numi e coglielementi, affrontando pericoli e tempeste, proni sì, ma non domati nell’orgoglio della frigia grandezza,approdavano a cotesti lidi, scanzando il furore di Eolo, e di Nettuno, e le minacce dell’adirata Giunone.Quindi la placida e sinuosa spiaggia settentrionale di quest’isola si offriva ospitale ad Enea, dandosicuro ricetto alla sua ballottata e sdrucita flotta (12).All’aspetto di sì amena contrada, propizia ai disegni dell’invitto duce Troiano, questi non potette farea meno di ringraziarne i numi protettori, e mettere all’àncora il naviglio.L’equipaggio si sparse per quei contorni ad inebbriarsi fra le voluttà del riposo, dopo tanti danni sofferti.Fatti accorti dalle patite sventure e superati inganni, divisarono quei Trojani, mettere la loro raddobbataflotta al sicuro da ogni straniera invasione; invasione non difficile ad avverarsi, attesocchè i fraudolentigreci, non contenti dell’arsa Ilio, ancora infestavano i mari, dando la caccia ai profughi Troiani.A cavaliero del più capace seno della baja settentrionale dell’isola d’Ischia, sorge un promontorio, chea forma di rocca inespugnabile sta a guardia di quella spiaggia. Il promontorio, in processo di secoli,venne chiamato Monte-Vico, cioè il Monte-del-baluardo all’estremo lato settentrionale (13).In quel seno la flotta trovò ricovero: per rimaner vigilata, su quel promontorio, venne costruita lacittadella, trincerata come meglio si potette; onde assicurare le navi tirate in secco ed il presidio trojanoche le stava a guardia.ranza del vulgo, dalla scaltrezza sacerdotale, dalla boria patriottica (e conchiude in fine) viene a riuscire quasidisperata l’investigazione della verità, che è il primo scopo della Storia». (Cantù St. dell’Italia Cap. II. pag. 19).11) Vogliono alcuni storici-poeti, che la distruzione di Troja sia avvenuta l’anno del mondo 2820 – Avanti Roma422 – Avanti l’E. V. 1184.12) Se si usa, da chi scrive, un linguaggio figurato e poetico nella narrazione della discesa di Enea all’isolad’Ischia, non deve far meraviglia; da poiché più un mito che una verità storica è tale tradizione, ch’è stata riportatada Siano, d’Aloisio, e da tutti gli altri scrittori che hanno preceduto l’Autore intorno all’approdo in Ischia di Enea,per cui l’isola prese il nome di Enaria.- È regola nel scrivere una <strong>storia</strong> «si dovesse tutto esporre con nettezza, calore, rapidità, atteggiando i personaggicol loro carattere, avviandoli coll’alito del loro tempo, non coi pregiudizii e risentimenti del nostro; onde raggiungerequell’originalità, che deriva da verità sentite e volute, espresse senza arroganza, nella lingua meglio intesa»– Cantù op. cit. p. 1013) Monte Vico, dice Ziccardi nella nota 30 pag. 185 dell’opera di De Rivaz sulle acque d’Ischia 4a edizione– significa Monte del baluardo, atteso il muro principiato dai Siracusani che traevano l’origine dai Dori – V.Thucydide hist. pelopon. VI. 5.5

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