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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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L’esecuzione di una tale impresa fu affidata a Ludovico Sforza, che con una considerevole flotta siapparecchiava a bloccare la cittadella.L’intrepido Inaco con sguardo tranquillo, con animo sicuro, vedea circondarsi da quelle galee, su i cuialberi sventolava il vessillo francese, le quali si formavano in ordine di battaglia per assalirlo. Ma nonavvezzo quel Castellano a conoscere cosa fosse timore, acquistava vie più fermezza nei propositi diresistenza, a misura che con più calcolata ostentazione schierava in linea di battaglia i suoi legni quelLudovico Sforza, usurpatore della signoria di Milano, tiranno dell’imbecille cognato del re Ferdinando,predatore del dominio della sorella di costui, e rinnegato italiano, che veniva a profitto di uno stranieroad investire terre, a spargere sangue italiano.(Anno 1496). Giurò di resistere Inaco fino a che gli sarebbe rimasto un sol uomo, una pietra solaall’impiedi.Nel dì sei giugno 1496 la squadra francese assaltava la città e la rocca, con un impeto ed una ferociache metteva spavento negli animi più intrepidi; ma del Vasto lo sostiene e risponde dalla cittadella conferocia ed impeto raddoppiato; sbaragliando la flotta e facendole soffrir gravi perdite.Lo Sforza fu disfatto - Ebbe la mercede serbata al traditore della terra che le fu madre, l’onta el’umiliazione.Così il vittorioso d’Avalos, non solo ai Francesi; ma a quell’Antonello Sanseverino principe di Salerno,ch’era uno de’ comandanti di quella spedizione, scampato pochi anni prima alla catastrofe chetenne dietro alla famosa congiura de’ baroni, e ch’erasi ricoverato in Francia ed unito a Carlo VIII inquell’impresa (182), mostrò come la giustizia del dritto che si difende, basta a vincere e superare laforza arbitraria che si sostiene, quantunque questa forza si poggiasse su di arme ed armati, ed il drittosulla convinzione di una giusta causa.In questo caso, in quel campo in cui si pugna colla forza del dritto, un sol uomo è una falange, una solaspada un vulcano; in quella armata ove si sostiene il dritto della forza una falange è meno di un fantaccino,cento bocche di vulcani che vomitano la morte si tramutano in faville di bengale che servono arischiarare le manovre de’ vittoriosi soldati del dritto.Gli assalitori abbandonarono l’impresa. Ciò produsse tale e tanto dispetto nell’animo superbo deldegno discendente di Luigi Undecimo, che non ebbe la forza di simularlo; ma vinto da rabbia e da setedi vendetta all’annunzio dell’inattesa sconfitta, schizzando fuoco dagli occhi, e torrenti di bestemmiedalla bocca, nel parossismo della collera esclamò.«Giuro sulla mia real corona, che disfarrò quel castello, e darò al suo comandante Inaco d’Avalos unfiero e memorando castigo (183)».182)V. D’Aloe Annot. con not. e docum. sulla nuova ediz. della Stor. del Porzio.183) Il Guicciardini toglie alla resistenza del castello tutto il merito dovuto alla guarnigione ed al Comandante e77

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