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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Da una vigna, e propriamente da un pergolato rimasto illeso dalla crittogama, accosto ad una minieradi zolfo in Lipari, perché è sempre coverta dal polverio di quella, si ottenne la scoverta di tale potentespecifico, che le accademie, le memorie de’ scienzati non avevano saputo colpire, né gl’incoraggiantipremi erano riusciti a rintracciare con asseveranza, applicare con felice risultato.(Anno 1858). Ferdinando ritornava con la sua famiglia, ed il suo lungo seguito nel 1858.Era quello l’ultimo anno che i Borboni venivano a gustare le aure salutari di un cielo sì puro, di un sìplacido soggiorno, gaio, ridente, commodo, voluttuoso; in cui Flora e Pomone avevano fissato il loroseggio, la Sanità e la Tranquillità il loro dominio. Quivi la natura avea profuso i suoi tesori, l’arte, ed ilpotere li avea completati, per rendere quel sito un vero albergo delle Fate, un vero paradiso di delizie.E pure questo luogo di delizie, come tanti altri, non si seppero conservare. Questi reali siti d’Ischia,furono invasi nel Settembre del 1860; vennero manomessi. Sì manomesso quel giardino, e le fioriere;le fioriere, e gli agrumeti; gli agrumeti ed i pomieri: distrutti quei numerosi colombi che annidavanonella torretta degli aranci!Ed il popolo, per tanti anni incatenato alla soglia di quel locale, senza poterla varcare, svincolatasi daiceppi del servaggio, irrompette nei Siti ch’eran divenuti Nazionali, prese possesso di quei loggiati, diquei giardini, di quei poggi, di quelle ville, di quelle flore, e disse con entusiasmo:„Oggi son Re anch’Io”.148

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