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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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E pure questo legittimatore di adulteri, questo sanzionatore di violenze, si usurpò il titolo di Magnanimo!Più tardi codesti fidi satelliti di Alfonso, ebbero da lui lo specioso titolo di cittadini, con altri privilegiper essi, e i loro bastardi discendenti.Da questi trecento stranieri succedettero i patrizi ischitani; ma la macchia di origine in questi discendentisi lavò colle proprie virtù, non colle franchigie concesse dal re Alfonso; mentre se un casoli fece nascere da donne appartenuti ad altri mariti; da giovinette trascinate al talamo sacrilego sotto lalontana maledizione de’ loro esuli genitori, queste vittime sull’altare del loro cuore, avevano già offertoil sacrifizio alla forza brutale, e tal sacrifizio avea assolute le loro colpe, avea legittimati i loro parti,e di questi nati non pochi furono cittadini patrizi meritevoli di tal nome, che conservarono geloso edaltero per tutto quel tempo, in cui i popoli classificati come gli armenti, in padroni e servi, in tiranni eschiavi, in patrizi e plebei, in carnefici e vittime; in una parola finché durò il mostro della feudalità, acui quest’isola non fu interamente incatenata, perché sempre formò patrimonio della corona; ma pureil lontano alito pestifero infettò col suo contagio anche queste rurali contrade, ed in patrizi e plebei lapopolazione venne divisa.<strong>La</strong> nuova colonia accasatasi in Ischia vi piantò il carrubo ed il fico d’india portati dalla Sicilia. Videche il suolo prosperar facea la vite ed il frumento, che generoso vino producea, migliori legumi, civaie,e teneri ortaggi, pensò occuparne colla forza i siti più prosperi e ridenti, e se li divise alla meglio, fissandoper siepe, e per termini, piante di aloe o semprevivo che avevan recate con esso loro dalla Siciliaparimenti (135).Dopo di avere Alfonso riunito i due scettri di Sicilia e di Napoli; sciolto dai pensieri di guerra, appassionatoal fasto, ed alla dissolutezza, si diede ad una vita poco convenevole alla sua creduta saggezza.Inviliva, in un età men che fiorente, negli amorazzi di Lucrezia d’Alagni, cui destinò il governo dellacittà e dell’isola d’Ischia, ed ella con soddisfazione del re amante, vi sostituiva Giovanni Torella o Toriglia,marito di sua sorella Antonia (136).Non curò più Alfonso la cosa pubblica, ed invece di regnare si dilettò in lussuria, in cacce, ed altrisollazzi, al fianco della sua favorita, la quale divenne famosa per tutto il mondo.Questa donna, che spirò amore e voluttà nell’animo di Alfonso d’Aragona, nascea nella Torre delGreco, da quel Castellano, di cognome d’Alagni, sebben altri dicessero d’Anagni (137).135) V. D’Aloysio – Cap. V. pag. 45 – Anonimo Oltramontano o.c.136) Pontano de bell. Neap. Lib. VI. Traduz. di Michele Tramezio 1543 ediz. di Venezia – Da questa traduzionesi rileva che il cognato di Lucrezia è nominato G. Torella invece di Toriglia Pietro come lo chiama il Muratori.137) Nella Introduzione alla <strong>storia</strong> dei Monumenti del ex regno delle due Sicilie alla nota IX pag. 39 è chiamataLucrezia d’Anagni – Il Traduttore del Pontano la chiama d’Alagno.48

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