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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Le valide e convingenti ragioni del de Gifone non persuadono i giudici: costoro lo trovano reo, e reodi morte, perché solo avea immaginato il tradimento, qualunque fosse stato il motivo.<strong>La</strong> verità, in quei tempi tristissimi, per corruzione, per viltà, per ingiustizia, per arbitrio, per ignoranza,non penetrava mai pura da prevenzione o passione nelle misteriose volte a sesto acuto dei tribunali, ovesedevano giudici corrotti, libertini, vili e carnefici.- Ambrogio de Gifone è giustiziato, in mezzo la piazza del Mercato, come traditore.- Leonardo de Liguoro è premiato come benemerito cittadino.E perché presenti a quel racconto, senza averlo denunziato, furono, Leonardo di Palma i fratelli Majonee gli altri capitani, torturati; ma non trovati rei di complicità scamparono l’ultimo supplizio.Questo racconto così circostanziato è riportato dal Summonte (244), e quantunque non riguardassedirettamente questa <strong>storia</strong>, pure lo abbiamo riferito, perché l’isola d’Ischia era stata il soggetto cheprodusse un martire ed uno scellerato di più.(Anno 1556). Per la morte di Francesco I, e l’abdicazione di Carlo V avvenuta 1556, anno in cui questoimperatore si ritirava nel convento di Just nell’Estremadura, terminarono quelle guerre di dominioche per tanti anni accanite erano durate.I soldati congedati vivevano di rapine, divenendo malandrini e fuorusciti.Molti che avevano servito nelle file delle truppe imperiali ne vennero in Ischia: questi avventurieriuscivano dalle vecchie bande spagnuole, accozzaglia di catalani-castigliani, romagnoli, genovesi, tedeschi,i quali avevano militati sotto gli ordini del marchese Alfonso del Vasto.Questi avanzi di campi, e disciolte compagnie di soldati di ventura, non fecero che produrre, colla loropresenza, nuovi disturbi ai troppo afflitti isolani, e lor cagionare nuovi soprusi ed ancarie, avvalendosidi quel fare dispotico, che nei campi avevano imparato, fra popolazioni vinte praticato.In Napoli l’improvido governo e le gravose tasse occasionavano i tumulti fra i popolani.Sotto il vicerè Toledo vi era stata sommossa ancora per le gabelle su i commestibili: il popolano Fucillo,salito in palazzo a presentar i reclami del popolo, poco dopo fu visto impiccato al balcone tra duefiaccole e la folla fu dispersa a bastonate. Queste atrocità riferite in tutta la provincia, o territorio napoletano,produssero generale indignazione nella classe infima, e la plebe fremendo imprecava contro laprepotenza dell’alto ceto, baroni, signori, vicerè.Pel caro del pane si rivoltava altra volta Napoli, si ammutinavano le popolazioni dei contorni, chesempre rispondevano allo squotimento popolare, con meno ardore, perché più abbrutiti fra le solitudinie la miseria, ma pur davan segno di quella solidarietà di oppressione e di protesta, che rinfacciandosi244) Vol. IV. lib. IX. Cap. 2. pag. 225.106

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