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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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CAPITOLO VICommercio Marittimo – Statistica de’ suoi Legni§ 1Commercio MarittimoIl commercio marittimo nell’isola d’Ischia surse coll’agricoltura – Da una carta dell’abolito grandeArchivio della Zecca, si ricave che quest’isolani avevano la franchigia nel porto di Pisa. Come sileggeva nel registro 1311 o fas. 123. Lo che prova che antichissimo era il commercio ed il traffico diquest’isola.Di questo traffico e di questo commercio ne carpivano un profitto anche i governatori di quest’isoladella casa del Vasto, tanto che Alfonso d’Avalos Marchese del Vasto tra i diritti esigeva quello delfalangaggio d’Ischia cioè grana 5 che ogni barca che partiva da Procida per andare in Ischia, e viceversa.Fiorì l’agricoltura, si estese il commercio. <strong>La</strong> prima mutò l’aspetto di quest’isola, vestendola di pampinosevitifere colline, ghirlandandola di lussureggianti piante fruttifere ed aromatiche.Il secondo trasformò la condizione di quegli abbronzati, e fieri terrazzani, li ridusse di miti costumi, lifé divenir colti e civili, e nelle loro famiglie arrecò gli agi e le comodità.Il Commercio marittimo progrediva lodevolmente nello scorso secolo – Era attivo coll’isola di Sardegnain dove s’importavano telerie, e si avevano in scambio formaggi, che si negoziavano sia per Napoliche per l’isola medesima: e se oggi il commercio delle telerie non più è intrapreso, quello dei formaggicon Cagliari non è in tutto spento.Con lo stato Romano e con la Liguria attivo era il commercio del vino, e Roma e Genova annualmenteconsumavano tre quarti del prodotto de’ nostri fertili vigneti.I commercianti del Comune di Forio e d’Ischia, a questi traffichi continuati, e proficui, debbano la lorofortuna, e i grossi guadagni; per cui divennero agiati e facoltosi.--------------------Sarebbe stoltezza somma, degna di manicomio, se i discendenti di questi fortunati trafficanti, o industrianti,dimenticando la loro origine, volessero spiegare un orgoglio ed una tracotanza affettata enauseante, atteggiandosi in baldanzosa aristocrazia fra le popolazioni, che ricordano i natali de’ loropadri e la <strong>storia</strong> del loro esaltamento – Oggi di cotesti fatui, per la Dio mercè, non n’esistono nell’Isola;ma se per disgrazia sorgeranno in appresso, ricordiamo a coloro che verranno dopo di noi che, i segniinquartati in tutti i blasoni degl’isolani non sono che il Remo o la Zappa; perché dalla zappa o dal remo61

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