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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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I superstiti squallidi, atterriti, instupiditi, sotto l’incubo del terrore e della desolazione, si ricordanoche hanno una famiglia, e corrono fra le angustie e l’ansia di morte a prenderne contezza, non curanopiù, non li trattiene più il pericolo, mentre le mura crollano sulle vie da percorrere, gli avanzi de’ tetti,privi di un lato di sostegno, precipitano su i passanti.Ognuno si slancia verso la sua dimora, verso il punto dove la sua famiglia si trovava, quando il terremotoè scoppiato; ma mentre l’uno va a quella volta, altro da quella parte ritorna, e ritorna singhiozzando,a passi precipitati, e lo avverte a fuggire poiché la sua casa, come la propria, sono rovinate, la chiesaè crollata, ed i congiunti dell’uno e dell’altro sono periti sotto le rovine.Oh desolazione! - Ma la moglie ch’è morta trovavasi incinta - il padre era infermo nel letto - il figlioera poppante, e dormiva in culla - la madre stava a pregare in chiesa - la prima figlia attendeva allacucina - il marito assisteva all’ultima messa della parrocchia!Casamicciola è ridotta un cimitero!I disperati ammiseriti superstiti non hanno mezzi per smuovere quelle rovine, e cercar di salvare, sefosse possibile da sotto a quei rottami, le vittime ad essi sì care, se ancora palpitassero; se spente accompagnarlecol tributo delle lagrime e seppellirne gli avanzi nelle tombe de’ cristiani.Solo possono - assisi su quelle macerie - sfogare il dolore acerbissimo con strazianti grida, con infruttuosopianto; ma i pianti disperati, le grida infuocate sono inutili.In questo doloroso stato passano - la notte del 2 a 3 Febbraio, il giorno 3 ed il giorno 4.Chi meno ha da sperare, o meno da piangere o più da temere fugge sulla spiaggia o sulle convicinecampagne, e là a cielo scoverto, esposto al rigor della stagione, passa le insonni notti, sotto il peso delterrore, della miseria, del lutto, della desolazione.Dopo due giorni vengono, due compagnie di Zappatori-Minatori, spedite da Napoli, a scavare i cadaverida sotto le rovine.<strong>La</strong> penna ci cade di mano!... l’ingegno nostro meschino ripugna ad un maggior dettaglio di quellestrazianti scene desolatrici, avvenute tre chilometri lontani da noi, che bambino sentimmo fra le bracciadella madre lo scoppio del flagello, senza comprenderlo, indi l’avvenuta catastrofe senza capirne l’infortunio;ma pure ci atterrimmo, e la rimembranza spaventevole ci rimase impressa!A quegli orrori che gli scavamenti scovrirono è da venir la vertigine.Oh! Quante vittime si sarebbero salvate, se più pronti fossero stati i soccorsi!Ma con tutto ciò anche qualche vittima fu strappata dalle fauci della morte nei primi giorni. Le rovinesono immense, i soldati non possono tutte scavarle in poco tempo: i paesani non sono bastanti a poterconcorrere con vantaggio a tal doloroso uffizio.Comincia a farsi sentire il puzzo de’ cadaveri: principiano a svilupparsi le febbri; il peso della miseriacomincia farsi grave, della fame principia il tormento: il bisogno di un ricovero di un giaciglio divieneindispensabile!141

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