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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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vile, perché tenea intelligenza col re di Francia, non volle ricevere Ferdinando II nel Castello; ma questitanto disse e pregollo, che fu introdotto solo accompagnato da un confidente - Entrato appena, tostocavato lo stocco, stese morto a terra l’infedele Castellano, senza dargli tempo di potersi parare i colpi,o mettersi in salvo.A questo tratto di coraggio rimase così sbalordita la guarnigione, che non fece alcun movimento, elasciò che il resto della famiglia, dei cortigiani, e delle guardie del re Ferdinando s’impossessassero delCastello. Il cadavere dell’infido Castellano fu gettato nelle onde, perché ai traditori è negata la fossa:non debbano avere neppure un palmo di terra che covra le loro ossa, perché questa terra sarebbe maledetta;questo suolo profanato.Una lapide di bianco marmo sulla porta maggiore del Castello venne piazzata, a futura memoria de’posteri, su cui una iscrizione latina fra le altre cose quest’indicato avvenimento accennava (177).Questa lapide vi rimase fino al 1660, ed un frammento di tale iscrizione, trovato negli antichi scritti diun tal D. Carlo di Manzo patrizio Ischitano, dicea così:Hospes - Defunctum hic, ubi castellani fidem - Nemini ultrici - Rex ipse - Stricto in perduellum ferro...Defunctum et simul reddidit infidum et utrique - Infido et infidelitati... Infidum dedit mare sepulcrum- Arcis Arge... Mercurio canente... Vigila... et Jani templo... Aut clauso aut aperto - Horrentia martisarma - Stringe - A mortuo - Disce vivere fuge, mori - Hic tibi - Regium diadema, claves, solidus ademasetc. etc.Stando ritirato Ferdinando Secondo d’Aragona nell’isola d’Ischia, da generoso qual sempre fu stimato,sciogliea i suoi sudditi dal dato giuramento, alfine di risparmiar loro i mali di una guerra civile; econ pazienza e rassegnazione pativa, che Carlo Ottavo colla stessa pompa cui avea fatto mostra nel suoingresso a Roma, entrava in Napoli - E quel vulgo sempre incostante, sempre ingrato, che immola oggialla sua inconsideratezza, quello che ieri alzava in trionfo sulle sue spalle; e se questo stesso oggi crucifigecon briaca ferocia, domani apoteizza e venera con una fede profonda, quel volgo stesso festantecorreva colle loro donne a precipitarsi innanzi ai passi di Carlo, che s’innebriava di orgoglio.Ferdinando allora chiamò in suo soccorso il re di Spagna, Ferdinando il Cattolico, il quale gli spedì ilcelebre Consalvo Ernandez di casa Aghilar di Cordova, incaricandolo di più vile tradimento.Dopo di aver soggiornato un mese l’Aragonese in Ischia partì colla famiglia e col seguito per Messina,ove arrivò il venti marzo 1495 colle sue 14 galee sottili, lasciando il comando dell’Isola, della Cittàe Castello, al prode e fido suo capitano D. Inaco d’Avalos Marchese del Vasto. Nobile per prosapia, epel real sangue di Spagna da cui discendea; fra i baroni del reame molto considerato e potente.177) D’Aloysio opera med. sulle acque d’Ischia Lib. 1 Cap. 2 pag. 10.11.74

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