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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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tro assediando la nostra fida guarnigione nella cittadella, l’ha ridotta agli estremi, con continue provocazionied assalti.Ogni appoggio o rinforzo, a questi valorosi assediati, ci è impedito apprestare, perché il mare è dominatoda Carlo Toriglia, e la terra occupata da Giovan-Pietro con forte oste, cui Giovanni d’Angiò n’è ilsupremo duce.Ci conviene adunque per ora deporre il pensiero di considerare l’interessante isola e città d’Ischiacome terre a noi soggette?Dobbiamo abbandonare tanti fidi e coraggiosi sudditi nelle mani di due rinnegati e traditori fratelli?Siamo veramente astretti a lasciare in balia degli assedianti così intrepida guarnigione, che da tantimesi dà così luminosa prova di costanza e di abnegazione?Dobbiamo dunque, perché impotenti, sopportare l’onta e la vergogna che un ribelle corsaro, un indegnocatalano, vinca i prodi di Ferdinando d’Aragona, e che la bandiera degli Angioini un’altra volta siapiantata sui merli delle torri di quel Castello, che il nostro Augusto genitore rendea forte ed inespugnabile?Noi ci smarriamo in tali critici momenti, e ricorriamo a voi, o illuminati ed illustri Senatori di questoregno: i vostri consigli, la deliberazione vostra è che attendiamo».Il discorso del re avea portato lo sconforto e lo scoraggiamento nel Parlamento: i Senatori perplessied indecisi, rimanevano muti su i loro stalli, perché vedevano preclusa ogni via per soccorrere la guarnigionerinchiusa nei steccati d’Ischia, e diffidavano a poterlo fare; avvegnaché consideravano essere ilnemico in mare molto potente, ed il re debole all’incontro assai, perché non si trovava nel porto neppureuna galea (162).Ma alla finfine prende la parola Giovanni Poo ammiraglio di mare, e dice: «Sire. Non bisogna smarrirsiné sconfortarsi nei critici istanti: ad estremi mali, fa mestieri di apporre estremi rimedi. Il mio parereè diverso da quello che il Parlamento mostra con voi dividere in questo momento; mentre mi bastal’animo di portarmi nell’isola d’Ischia ed approdare con buona parte di gente a quelle rive, sbarcandodall’altra parte dell’isola in cui l’oste sta accampata. Da quella parte ci sarà facile di prendere la montagnache sovrasta il mare, e da lì mi sarà ancora facile non solo, assaltare i nemici nei loro ripari; mafarmi strada colle armi in pugno fra di essi, e portar vettovaglie nella città: in un punto liberare i nostridall’assedio e dalla fame».Udito ciò dai capitani e signori tutti del Consiglio, chi una cosa, chi un’altra si facea a rispondere, enon poche obiezioni presentavano i Senatori; parendo loro la impresa di somma imprudenza e difficoltà.Ma il Poo fatto ardito dall’opposizione ripiglia.162) Pontano Lib. VI. pag. 89.61

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