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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Pubblicò il de Marco un bando col quale i noti rei obbligava a presentarsi in un determinato tempo,scorso il quale inutilmente, sarebbero stati posti fuori legge. Ordinò ai possessori di fondi rustici di rimanerliaperti, onde la forza pubblica avesse potuto assicurarsi se in essi, fosse stato alcuno nascosto.Ai terrazzani proibì di portarsi provista in campagna, piccola o meschina che fosse (260).Premi promise ai denunzianti, e spie, che i fuoribanditi avessero scoverti (261).Maggiori premi a chi li presentava, o si cooperava a farli presentare, o prendere.Piantò delle forche in tutti i spiazzi, delle ville, de’ casali, e dei borghi dell’Isola.Minacce, sevizie adoperò contro i confidenti, ed i congiunti dei rei, che non confessavano (262).I malviventi e tutti quelli compresi nelle liste pubblicate dovettero presentarsi, all’esempio de’ gastighi,alla vista del rigore, al tormento della fame, al vedersi privi di soccorsi, abbandonati non solo daiparenti ed amici; ma da questi esser perseguitati, denunziati, dati in mano alla giustizia, per liberarsidalle personali persecuzioni.Così l’isola fu purgata dai malfattori.Quando si volle fare davvero il mezzo fu trovato; e produsse il desiderato effetto.Agli estremi mali ci volevano rimedi estremi, e questi rimedi li trovò D. Carlo de Marco Giudice dellaG. C. della Vicaria, e Commissario Generale di Campagna contro i Delinquenti, a cui l’isola rimasericonoscente.A tal effetto l’università di Forio nel dì 5 gennaio 1754 in pubblico parlamento, gli tributò i dovutiencomi, e registrò nella sua conclusione che gli si doveva attribuire quello che fu detto dal ProfetaReale. Hunc elegit Dominus, et Constituit eum Principem domus suae. E più - che l’Università non glioffriva altro ringraziamento se non quello del silenzio, non essendo loro per l’angustia del tempo altropermesso dare che i versi di Metastasio in Tito:260) Un masnadiero stava nascosto in una grotta del Monte Epomeo,avea un fratello lavoratore di terreni a quellacontrada, quando questi era solo, sicuro che il fratello latitante non potea esser visto, cantava così:Allora sto contento, rido e scialo.Se testamiento non faccio quanno moro.A questo convenzionale segno il fuggiasco usciva dall’antro ed andava dal fratello a prendersi la provisione– Venne il giorno che finì il canto!261) Un tale popolano dopo aver fatta la spia ad un suo compare, sulle grade della Chiesa della piazza di Forio,innanzi a tutto il popolo, volle che il Comandante della brigata, gli avesse pagato il premio.262) Una sorella era ostinata a non voler manifestare il nascondiglio del fratello fuor bandito, fu versata collametà del corpo in un cassone, e poi col coverchio si premeva sul petto fino a che dovette indicare il luogo oveteneva il fratello nascosto.120

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