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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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CAPITOLO XIIIIl progetto e l’esecuzioneGià dal mattino nel Castel-Nuovo di Napoli, la gran sala edificata nel 1447 da Alfonso I.° era aperta,e preparata per accogliere il re ed i senatori (153).Fantaccini armati delle lunghe loro picche, coverti il capo dal morione, e portando al braccio spensieratamentele loro targhe (154) erano in sentinella ai posti avanzati del locale; mentre i cavalieri in pugnotenendo le corte daghe, quantunque le lunghe spade loro pendessero ai fianchi, chiusi nella celata, ecoverti del loro splendente giaco di acciaio (155) erano a guardia della porta d’ingresso della maestosasala.I paggi di corte coi loro abiti ricamati, si davan moto per preparare la sala del consiglio, e mettere inassetto il distinto seggio dorato, coverto di cuscini di broccato, a cui montavasi per tre scalini di legno dicedro, e gli altri più modesti stalli, anche coverti d’oro o di velluto, che si spiegavano intorno a quellasala magnifica per architettura, ornati d’oro, e dipinti di fino pennello.Un baldacchino di damasco con frange d’oro, e ricami di argento, da cui partiva un panneggiamentodi ricchissimi velluti intrecciati a veli di argento, nel cui fondo era ricamato a rilievo in oro ed argentoe seta lo stemma di casa Aragona, covriva quel distinto posto serbato pel re, mentre gli altri intornoservivano ai senatori.Una spaziosa tavola di cedro, artisticamente intagliata, coverta di abbagliante tappeto di velluto verde,orlato con larghi merletti di seta a frange di argento, che nascondevano in parte la finezza de’ lavorid’intaglio, e la preziosità del lucido legno, stava piazzata in mezzo alla sala.All’estremità della tavola, ch’era di forma ovale, di fronte al trono, erano posti due scannetti covertidi simile drappo e ricami del tappeto, destinati pei segretari del Senato.153) Il Consiglio si tenne nella Gran Sala del Castel Nuovo edificata da Alfonso I. Vedi Costanzo Stor. di Napolilib. XII.154) «Sotto gli Aragonesi – i fantaccini erano armati di picca arma chiamata sarissa dai Macedoni e portata inItalia dagli Svizzeri perché poveri di cavalli; ed era un’asta lunga quanto una ventina di piedi o nove bracciatoscane, armata di punta acuta per resistere all’impeto della cavalleria. Imbracciavano uno scudo di quelli chiamatilarghe allora a forma di cuore e fatti di legno ossivero di cuoio. Le loro teste eran difese dal morrione, ilquale avea sembianza di un caschetto per fanteria e non portava né visiera né gorgiera».155) «<strong>La</strong> Cavalleria non si componea che di lance. L’armatura di cotali cavalieri era una celata chiusa, un giacodi acciaio guarnito di una lamiera sul petto e poi bracciali – cosciali – e gambiere o gambaruoli di ferro, lungaspada, ed un’altra assai più corta e larga chiamata daga, la quale da prima adoperavano i popoli settentrionali– <strong>La</strong> cavalleria era divisa in compagnie dette di cavalli».58

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