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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Venne la pirateria – Barbarossa fece nel 22 giugno 1544 il suo fatale approdo, anzi la sua tremendainvasione e spopolò il paese – Forio rimase disabitata ed incolta, squallida ed ammiserita.Basta il seguente aneddoto attinto da una cronaca di famiglia per dimostrare la posizione sociale diquesta Terra.Erano due fratelli chiamati Giovanpietro e Giovannangelo Patalano agricoltori, i quali in ogni dì sipartivano dal castello d’Ischia – ove avevano stanza – e si portavano in Forio; e precisamente a quellacampagna ove si dice il Canto alla contrada Spadara, per dissodarla, ed occuparne quell’estensione cheavrebbero potuto coltivare, essendo il luogo abbandonato, ed impiegare alla semina del grano.Il più vigilante e solerte si era Giovannangelo, l’altro più tapino ed infermiccio, perciò più tardi intraprendeail suo viaggio, e giungea sul luogo a sole alzato.Un mattino Giovanpietro portandosi al detto luogo, non vi trovò il fratello, il quale di molte ore loprecedeva nel lavoro, uscendo dal castello molto prima dell’alba. Chiamò, non fu risposto. Natogli ilsospetto di essere stato predato dai corsari, guardò sullo scoglio delle Cammarate e vide che una piccolafrusta barbaresca avea issata la bandiera bianca, in segno d’invito ai parenti di mandare a riscattare ilcattivo, pagando la tariffata somma di 34 soldi! – Cosa incredibile!Il paese era disabitato e meschino, pochi coltivatori e dissodatori di terreno vi dimoravano, fu inutileraggranellare la meschina somma pel riscatto; dovette correre al castello, farsela imprestare, e prometternela restituzione in grano al tempo della mietitura, per mancanza di numerario, frutto di commercie di traffici qui estinti – Ritornò trafelato e stanco Giovanpietro col prezzo del riscatto; ma la galeottaavea salpata e Giovannangelo Patalano andò schiavo fra i turchi.Quando la pirateria si frenò in parte, e gl’isolani si abituarono a tali invasioni, ed a saperli respingeree combattere, acquistando nella lotta e nei pericoli coraggio ed energia, allora questo Comune si ricominciòa popolare sull’antico piede, ed a riattivare le sue industrie.Il terreno esteso e piano, le spiagge basse ed arenose doveano allettare gli agricoltori scampati aripigliare lor sede: nell’abbandonato tugurio, e tutti - antichi e nuovi occupatori - vi accorsero fin daAncona e da altri punti della Romagna, ed accasatisi colla colonia indigena, o affratellatisi con costoronelle industrie, nei traffici, e nel culto divennero foriani anch’essi.S’inalzarono tosto tempi e chiese, prima modeste e barocche, poi spaziose ed a disegno, in diversicentri.Cappelle si costruirono per le campagne, e case rurali in quei contorni. Ma le chiese in sì gran numerovi provano una numerosa popolazione; le torri che si costruirono su due linee per l’intera lunghezza delterritorio, sia nell’interno che nell’esterno della Terra, confermano l’importanza della popolazione diquattrocento e più anni dietro.Alle chiese ed alle torri si accoppiavano gli avanzi ed i ruderi degli antichi fabbricati distrutti dal10

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