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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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E vennero anch’essi a cogliere nella povera, divisa, e sbranata Italia, la loro parte di bottino!(Anno 813.) E verso l’anno 813, all’improvviso assalirono l’isola d’Ischia, e per tre giorni la devastarono,e la depredarono; ed a sacco ed a fuoco la posero da un capo all’altro. Dal 17 al 19 agosto! (93).(Anno 847.) Ritornati i Saraceni nell’847 rinnovarono quelle stesse scene che trentaquattro anni primaeransi quivi rappresentate. Eglino corrono indi ad investire il territorio Napoletano; ma vi è un Dio!...ed è cieco chi non lo vede, stolto chi non lo crede... Sorge terribile una tempesta; la flotta saracena, battuta,squassata dalle furiose onde ne va in parte sommersa, altra va ad infrangere fra li scogli ed i capide’ promontori: gli avanzi de’ legni con gran pericolo cercano uno scampo ed un rifugio di salvezza neiriparati seni dell’isola d’Ischia, di quell’Ischia che non avea rimarginate ancora le sue ferite, non riparatii suoi danni, non dimenticati gli oltraggi, e quindi non intiepidito il desio, l’ansia della vendetta.I Saraceni si accostano fidenti perché sanno che gl’Ischioti non han mezzi come giungere ad essi sullegalee, perché privi di legni: non han forza da controporre, perché avviliti, e tremanti dal panico chegl’invade; non hanno armi da brandire perché rapite da essi nelle scorrerie; ma inaspettata sopraggiungela difesa degl’ischioti; impreveduto scende il braccio amico a far la vendetta di quegl’isolani chefremono in segreto e paventono nuove sventure.Dei legni Sorrentini si sono accorti che gli avanzi della flotta Saracena sonosi salvati in Ischia, accorronobaldanzosi; perché anche Sorrento serbava le stigmate dei patiti oltraggi; e con quell’abnegazione,che infonde nell’intrepido marino l’offesa sofferta per la violenza di un barbaro, danno sopra ai Saraceni,gli scacciano dalla baia ove si erano ricoverati, e questi barbari vanno ad incontrare la stessa sorteche al resto della flotta era toccata (94).<strong>La</strong> gloria di tale bravura è dovuta ai Sorrentini ed intera se l’abbiano.93) Papa Leone III Epist. a Carlo Magno pag. 159…. ingressi sunt in insulam quamdam, quae dicitur Iscla maiore,non longe a Neapolitana urbe milliaria XXX. in qua familia, et peculia Neapolitanorum non parva ingenerunt;et fuerunt inibi a XV. usque ad XII. Kal. Septembr. et nunquam ibi Neapoletani super eos exierunt. Cumque totamipsam insulam depraedassent implentes navigia sua de hominibus et eius necessariis, reversi sunt post se.94) De Rivaz. pag. 32.31

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