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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Giovanni d’Angiò, fulmine di guerra, non si stancava in mezzo ai suoi, eccitare i combattenti allapugna: spronarli all’assalto, dando egli prima l’esempio d’impareggiabile coraggio, gettandosi a corpoperduto nella lotta.Giovanni Poo, esponendosi ai più perigliosi assalti, in mezzo alla mischia, entusiasmava la gente delre, avvezza alle battaglie, ed a guardare intrepida la faccia del nemico, senza di questi contare il numero,o misurarne la possanza; usi a cantare la barbara canzona del catalano, fin negli assalti e nell’impetodella mischia.Diretta la pugna da due valorosi capi, durò lunga pezza in dubbio evento.Ma finalmente non potendo più i soldati dell’Angioino resistere agli uni, far fronte agli altri, che liavevano posti in mezzo; dalle colline colla colonna del Fandacuzzo; dalla pianura con quella di Poo edOrioli, e dal Castello cogli assediati divenuti assalitori anch’essi, si disordinarono e si diedero in fuga,restando però la maggior parte di essi nel campo morti o prigionieri.Di quelli che presero la fuga, alcuni non potendo altrove trovare scampo si salvarono dentro la fortezzanemica, altri fuggirono sulle galere, e molti per paura di non trovar quartiere presso i nemici, sigettarono in mare e furono salvati dai battelli.Fra questi ultimi, appigliatisi a tal disperato mezzo per sfuggire al furore del vincitore, si vide ridottolo stesso Giovanni d’Angiò, il quale era prossimo a rimaner annegato, per essergli l’acqua giunta finoalla gola, quando scoverto dai suoi, fu - non senza affanno e fatica - sollevato nelle galee, da cui salpòper salvarsi lontano dal cielo di Napoli, ove una fatalità lo avea condotto, per fargli tracannare la coppadelle avversità fino all’ultima goccia.Così finì la casa d’Angiò, che non dovea più rizzarsi in queste contrade...All’isola d’Ischia era serbato rappresentar l’ultimo atto del dramma, che questa superba casa doveacompiere fra l’anno 1463 e 64, per mezzo dell’ultimo rampollo e degno di miglior sorte.Giovanni d’Angiò quando venne da Genova, entrò nel golfo di Napoli, portando ricamato sulla suabandiera il versetto del Vangelo.Fuit homo missus cui nomen erat Johannes.<strong>La</strong> Regina Isabella, moglie di Ferdinando che si trovava assente, tosto fece ricamare in risposta suquella sua, il finale del versetto.Et ipsi eum non receperunt (168).d’Ischia a suoi tempi, del quale nessuno scrittore degli avvenimenti storici dell’isola d’Ischia ne ha fatto cennonelle opere fin’ora pubblicate. Per tributo di questa gratitudine, chi scrive, impiegava una lunga nota per la biografiadi questo scrittore, uscendo dalla materia, e procacciandosi le critiche di più di un lettore.168) Allor quando chiamato dai nemici di Ferdinando venne Giovanni d’Angiò, portando ricamato sul suo stendardoquel motto di S. Giovanbattista riportato nel Vangelo, il re non era in Napoli; ma trovavasi la regina, la65

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