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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Federico ben consapevole della voglia de’ francesi, d’invadere il suo regno, fece ricorso a MassimilianoI re dei romani; ma costui non gli diede ascolto.Il re di Francia essendo sicuro che Massimiliano non avrebbe fatto alleanza per difendere il re di Napoli:non così potendo fidare su quello di Spagna che l’avea promessa a Ferdinando II, pensò venire asegreto accordo con Ferdinando il Cattolico, il quale con ipocrisia le sue querele contro Napoli avea finallora coverte con astuzie, e celate con una pazienza ben calcolata.Concorrendo nel re di Francia, ed in quello di Spagna la medesima inclinazione, l’uno per rimuoversigli ostacoli, l’altro per riacquistar parte di quello che lungamente avea desiderato, convennero fra lorodi assalire in un medesimo tempo il reame di Napoli, il quale se lo avrebbero diviso da buoni amici,conquistandosi ognuno la sua parte (190),Oh!.. come l’ambizione di dominio isterilisce nell’animo del despota ogni vincolo di sangue, ognisentimento di cuore, ogni germe di virtù, e non fa curare l’onta del tradimento, il rimorso dello spergiuro,la macchia incancellabile della <strong>storia</strong>!Contro i movimenti del re di Francia, Federico, ignaro dei segreti patti, chiamava egli medesimo learme fratricide, ricorrendo per soccorso a Ferdinando il Cattolico, e costui, che a scherno usurpava iltitolo di Cattolico, gli prometteva soccorsi, e dava istruzioni segrete in contrario senso, a ConsalvoFerdinando suo generalissimo, il quale trovavasi in Sicilia (191).Federico con istanza sollecitava Consalvo, che il secolo chiamò il Gran Capitano; ma né il secolo, néla fama di sue vittorie potettero togliergli dalla fronte il marchio di traditore che complice divenendodel suo re, ponendo in esecuzione le costui riprovevoli mene; ché macchiandosi di fellonia quandospergiurando sull’Ostia Consacrata invece di soccorrere venia a spogliar Federico del suo regno (192),190) Guicciardini Stor. d’Ital. Vol. II. lib. 5. Cap. 2 p. 32.191) «Ferdinando il Cattolico oltre che forte, era un capo politico degno di servir di esemplare a Macchiavelli.Padrone della Sicilia insulare, sempre agognava alla terraferma. Luigi XII. non sì accorse che gli diverrebbe benpresto emulo, viepiù pericoloso per la parentela coll’imperatore, e a Granata nel dì 19 novembre 1500 concertòcon lui uno spartimento del Reame, non diverso da quel che poi si fece della Polonia, in modo che toccherebbe aSpagna la Puglia, la Calabria e ’l resto alla Francia. Il Papa sanzionò questo infame trattato. Il Capitano Cordovastava svernando in Sicilia colla sua numerosa flotta, gli comandò Ferdinando che questo gran Capitano si tenessepronto ai danni di Napoli» – Cantù Stor. degl’Ital. Vol. V. Cap. CXXX.192) Federico II. cugino ed intimo alleato di Ferdinando ricevette il Cordova senza sospetti, e gli affidò la fortezzadi Gaeta, mentr’egli si porterebbe nelle gole di S. Germano per abbarrare il passo ai Francesi. Il Cordova giuròsull’ostia di rispettare la libertà di Don Ferrante primogenito di Federico che difendea la piazza di Taranto, poiappena avuto la piazza, lo mandò prigioniero in Ispagna ove fu tenuto prigioniero tutta la vita. Cantù op. cit. pag.90 Cap. CXXX V.V. Guicciardini St. d’Ital. Lib. V. Vol. VI. Cap. II. Muratori Ann. d’Ital. Tom. X. Ann. 1501.81

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