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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Questo castello venne edificato dai soldati di Gerone, quando scacciati i Cumani rivoltosi, rimaseroessi ad occupar quest’isola verso l’anno 474 A. E.V. Fu chiamato Castel-Gerone, o Casterl-Geronda edanche l’isola di Gerone. Fu poi detto Isca e Ischia Minore.In quei prischi tempi vi si saliva dalla parte del mare.Questa tradizione è confirmata dal Pontano il quale nel libro 2 de bello neapolitano parlando di questoCastello, che chiama la Terra d’Ischia, si esprime così «e venuti alla Terra d’Ischia, la quale rilevata inun sasso, per la via di terra il cammino è molto erto e sassoso». Lo che dimostra che per la via di marealtra via vi esisteva, creduta meno erta, di cui anche oggi se ne vedono i segni.Caduto il Castello in potere di Alfonso I, questi vi fece scavare a forza di scalpelli una strada tantolarga, che due carri si potevano incontrare: levò ogni esterna comunicazione, e dalla parte di fuoris’assicurò con rupi e scogli inaccessibili, fossi, baluardi, muri e porte di ferro, indi gli diede il nome diRegium Castrum Isclae.Alfonso stesso popolò questo recinto di una colonia composta di 300 suoi fidi, ai quali maritò le donnedegli espulsi combattenti. Da quell’epoca la rocca prese il nome di Terra, o Cittadella indi di Cittàdell’Isola.Per rendere più sicura la nascente cittadella, e per congiungerla in un modo stabile all’isola, AlfonsoI pubblicò nel 1433 o 35 quel regio editto, riportato nella Seconda Parte di questa <strong>storia</strong>, che stabilivala dogana accennata: fece congiungere la cittadella all’isola, con un istmo artificiale, formato di solidiponti fra le onde e gli scogli; coverto di pietre di basato, e garentito da scogliere, il quale serviva ancoraper riparare i piccoli legni che in tempi burascosi si ricoverarono nel seno della marina di S. Anna.Durante la signoria de’ reali Aragonesi questo castello fu illustrato sia da fatti di valore, sia dalla dimorad’illustri e nobili personaggi.Questo Castello assistette alle feste dello Sterlich a Renato il Saggio; all’immolazione del suo CastellanoCaracciolo-Rossi; agli amori di Alfonso e di Lucrezia, al valore d’Inaco d’Avalos; all’eroismodella vedova di Federico del Balzo Principessa di Francavilla e di Altamura; all’infortunio di una casaregnante; al tradimento di un Giuda-Catalano; all’abnegazione di una guarnigione affamata; alla prontezzadi spirito di un re sfortunato; alle meditazioni di un principe spodestato, ed al tramonto di due caseregnanti: a quella di d’Angiò con Giovanni, a quella d’Aragona con Federico.Su questo Castello ebbero stanza, sia nella stagione della prosperità, sia in quella della sventura, ilPontano ed il Panormita; essi quivi meditarono le loro opere, e quelle storie che illustrarono, per virtùdel primo questo stesso scoglio che un vortice di fuoco sbalzò dalle onde.In questo castello il Sannazzaro il suo poema De partu Virginis in parte compose, quando genio raroper amore ed amicizia, all’uno seppe consacrare le doti dell’ingegno, all’altro quelle del cuore, seguendoun re nella sventura, che nella prosperità lo avea innalzato a insigni onori.3

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