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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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promessa dell’isola di Cipro, mosse ogni pietra per ottenerla dai veneziani che l’occupavano, e nel 13settembre 1569 per opera sua saltò in aria la polveriera dell’arsenale di Venezia, facendo morire sottole macerie vittime immense.Quello di un frate calabrese, colto dai turchi mentre andava a studio a Napoli, che rinnegò del pari, ecol nome di Ucciali-Kilig-Alì, si diede al corso, e fu lungo spavento delle coste italiane (243), questastessa <strong>storia</strong> gli oscuri nomi de’ rinnegati dell’isola d’Ischia coprì coll’obblio, perché anche nel misfaresi mantennero nell’oscurità primiera, per cui rintracciarli nel fitto tenebrio del passato sarebbe follia.CAPITOLO XXIPolitica - Amministrazione Interna dei Vicerè(Anno 1547). Non era scorso ancora un anno che il popolo napoletano si era opposto all’istallazionedel Tribunale dell’Inquisizione, che il vicerè Toledo ad istigazione di Carlo V, voleva quivi, come inIspagna, in Portogallo, in Francia, in Germania ed altrove, si fosse istituito.Il popolo era insorto nel 1547 - avea strappato i cedoloni dalle mura; surrogati ai vecchi, nuovi elettidel popolo creduti più idonei - guidato dal nobile Cesare Mormile, dal plebeo Tommaso Anello Sorrentino.Durava la tregua in Napoli; ma nei casali e nei paesi suburbani, in tutte le terre, le università, e le isole,che seminano il suo cratere, dal popolo si partecipava alle idee ostili a codesto tribunale di sangue,coverto dal manto dell’ipocrisia, circondato dal più spaventevole arbitrio.Generoso istinto che in tutti i tempi ha affratellato sempre i popoli, sia alla vista di una ingiustizia, siadi un sopruso, sia di una riscossa - Mentre la vendicativa giustizia del governo proconsolare del vicerè,procede sorda e tremenda contro i capi-popolo per la passata rivolta, noi con un fatto osserveremo qualelogica dirigeva la giustizia di quei tempi.Era un giorno festivo dell’està del 1548 quando alcuni capitani dell’esercito napoletano radunati alfresco, fuori il cortile di una casa, ragionavano di guerra. Fra questi vi era Leonardo di Liguoro, LeonardoPalma, Giovanni e Berardino Majone, ed Ambrogio di Gifone, uno de’ vecchi capitani che nellaguerra di Carlo V contro gli alleati franco-turchi, avea servito nell’esercito imperiale sotto FabrizioMaramaldo.243) «Quel tumulto di atti e di delitti non cancellò (al frate Calabrese) dall’animo le memorie della fanciullezzae talora approdato sulle rive calabresi, mentre i sui si diffondevano alla rapina, egli incognito visitava la casipolade’ suoi e piangeva di tenerezza».«A Lepanto egli comandava la sola ala che non cedette» – Cantù St. degl’Ital. Vol. V. pag. 330.104

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