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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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§ 2CostumiIl Capaccio nella <strong>storia</strong> di Napoli (33) nel definire l’indole degli abitanti dell’isola d’Ischia ai tempisuoi disse così – Cives (Ænariae) vel quod ignis nimium sanguinem exiccat, vel quod insulanorummores sectantur proclives sunt ad iniurias atque homicidia.I Cittadini dell’isola d’Ischia non sono più tali. Chiassatori, e facili ad adirarsi se vuoi; ma pur facili acalmarsi ed a pacificarsi, incapaci a venir dopo le parole alle vie di fatto ed al sangue.Era all’epoca del Capaccio la necessità più di ogni altra la causa che avvezzava quegl’isolani al sangue,ed all’ardimento: il bisogno continuo di venire alle mani con barbari corsari; con feroci predoni;con malandrini che sbucavano da ogni parte: arroge colpiti dall’ignoranza, dall’abbrutimento, dallatristizia de’ tempi e dalla miseria, non potevano quei coloni, e quegli esiliati su questo scoglio, nondivenir sanguinari e libertini.Succeduti tempi più miti, leggi più logiche, magistrati meno arbitrari, queste abitudini si moderarono,ed il commercio e l’industria ingentilì i loro costumi.Frenata la pirateria, che infestava i paraggi del mediterraneo, l’ischiota si diede al traffico, ebbe contattocon altri popoli dell’Italia vuoi a Genova, vuoi a Civitavecchia, vuoi a Cagliari, o ad altre costedella Sardegna, allora forse e senza forse, non meno barbara d’Ischia. L’agricoltura fiorì; poiché, colcommercio e coll’esportazione, il prodotto acquistava prezzo. E quindi v’era interesse di accrescere laproduzione.Il travaglio è altro veicolo ad ingentilire i costumi, il commercio è strada però più spaziosa, quindicoll’esempio degli uni, col travaglio degli altri, l’ozio, i bisogni, e quindi i delitti cominciarono a diminuire.I figli de’ marini, e degli agricoltori educati o su i legni di traffico, o nei vigneti coltivati, imparavanoa viver diversamente dai loro padri, quindi la loro indole non fu feroce, ma rustica, o coraggiosa, i lorocostumi divennero miti, siccome l’aere che li alimentava, il mare che li circondava, e dolci e placididivenuti non seppero più conservare a lungo il rancore, o il desiderio della vendetta.Questa verità sui mutati costumi degl’Ischitani, viene proclamata dai moderni scrittori; ed in effettiil Marmocchi nel suo corso di geografia universale conchiude, il rapido cenno su quest’isola, colleseguenti parole.«Oggi Ischia è assai popolata d’industre e buone genti, che menano pacifica vita e felice sotto il piùbel cielo d’Italia; nel più vago paraggio del Mediterraneo, pescando il mare; e coltivando i climi fertilied ameni, comecché tuttora fumanti, della loro isola».33) Hist. Neapol. Tom. II pag. 185.51

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