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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Dicea ognuno il suo parere su i diversi casi di guerra, ed essendo caduto a proposito tener parola dellafortezza d’Ischia, creduta allora inespugnabile, disse Ambrogio.- Certo che mi basterebbe l’animo con faciltà prender quella fortezza.- Ma come faresti? - gli domandò il de Liguori.- Io ho molti amici e parenti in quella città, diss’egli, così andando più di una volta in quell’isola adiporto con amici, ve ne lascerei due o tre in ogni gita, onde non dare ad insospettire il presidio che lacittà difende, e l’isola protegge.Questi amici gli sceglierei fra i buoni combattenti, e dopo che il numero fosse giunto a venticinque almeno,farei segno alle galee dei nemici che poco lontani starebbero, onde si accostassero per assaltarla,e così attaccata da fuori, e corrisposta da dentro sarebbe facile a sottometterla.Questo discorso era fatto per celia, senza punto che il de Gifone avesse effettivamente formato taledisegno.Passati erano molti mesi da quella serata in cui tale conversazione erasi tenuta, quando Leonardo deLiguoro, scoverto, di aver preso parte attiva nel tumulto popolare dell’anno prima, venia dal vicerècondannato, insieme agli altri principali capi-popolo compromessi, ma più fortunato degli altri, cheavevano lasciato la vita sulla forca, era giunto a porsi in salvo.Annoiato di una vita latitante, privo del refrigerio de’ suoi, pascendosi di stenti e di palpiti, il de Liguori,risolvea superare questa tormentosa esistenza a prezzo d’infamia, di calunnia, di tradimento. Mandaa dire a D. Pietro Toledo che dovea scovrirgli una trama tessuta contro l’imperiale maestà cesarea,per cui gli si mandava il permesso di potersi a lui presentare per comunicarglierla. E munito di salvacondottos’introduce in città. Andato a Castel-Nuovo, ove il vicerè tenea stanza, la prima cosa ch’eglidomanda si è la mercede della importante denunzia che facea. Questo prezzo d’infamia consisteva nellagrazia della vita e della libertà, gli vien promessa e l’una e l’altra, se non inganna il rappresentante disua maestà cesarea.Allora il de Liguoro si mette a dire a D. Pietro.- Il regno è in grave pericolo, atteso che il capitano Ambrogio di Gifone ha macchinato di dar Ischiaai Francesi, e così tradirla.- Ma come può succedere, risponde il vicerè - se la cittadella è ben munita e meglio difesa?Allora il denunziante ne dice il come, dando tutto l’aspetto di trama realmente ordita, a quello chedetto si era per passatempo.Il povero Ambrogio è tosto arrestato, e sottoposto a tormenti: fra i dolori della corda, fra le seviziedella tortura, confessa la verità del ragionamento coi suoi commilitoni; ma senza idea alcuna di malvagità;cosa che se avesse per mala ventura meditata, non avrebbe così imprudentemente manifestata inpubblico convegno, fra compagni di dubbia fede, dai quali potea esser tradito e compromesso.105

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