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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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Fasciano, al primo de’ quali Alfonso avea dato il governo della Serra di Metatonio ed all’altro la roccadi Trani, i quali anche covertamente mossero a guerra a Ferdinando.Posto in fuga alle truppe mandate dal re, il Toriglia fu astretto ad abbandonare il castello e la roccad’Ischia, la quale fu subito occupata dalle regie truppe.Per vendicarsi della disfatta spettatagli si pose, da vero corsaro, ad infestare i mari, e far preda da pertutto, ed indi venutone novellamente in Ischia, isola di facile sbarco, e considerata la fortezza del sito- atteso il monte Epomeo che s’innalza nel suo centro, su cui potea con sicurezza trincerarsi - sbarcòcoi suoi, si riconcentrò sulle vette del monte, e da lì il Toriglia cominciò, con leggiere scaramucce, aprovocare la regia guarnigione fuori i ripari, la quale occupava la sola cittadella che contenea la fortezzae la città; e di giorno in giorno, or con assalti, or con allarmi, travagliava quei soldati senza far lorotrovar riposo, e stringendoli dentro i bastioni sempre più, e battendoli con varie sorte di artiglieria (150),li ridusse a grande estremità.---------------Dopo la pace conchiusa in Scafati nel 1463 con Giovanni d’Angiò cui la fortuna delle armi avea abbandonato,Ferdinando fatto tregua coi più potenti baroni, e precisamente con Marino Marzano principedi Rossano e duca di Sessa, comandante delle truppe angioine, permise a Giovanni d’Angiò, che eraastretto ad abbandonar Sessa, e che avendo perduti tanti aderenti, non avea luogo ove restar tranquillo,di potersene venire sicuramente a trovare in Ischia il Toriglia, con qualunque altro volesse de’ suoi;150) «Questa peste trovata molti anni innanzi in Germania fu condotta la prima volta in Italia ai Veneziani nellaguerra che circa l’anno 1380 ebbero i Genovesi con loro: nella quale i Veneziani vinti in mare ed afflitti per laperdita di Chioggia ricevevano qualunque condizione avesse voluto il vincitore; se a tanta preclara occasione nonfusse mancato moderato consiglio. Il nome delle maggiori era bombarde, le quali, sparsa di poi questa invenzioneper tutta l’Italia, s’adoperavano nelle oppugnazioni delle terre – alcune di ferro; alcune di bronzo; ma grossissimein modo che per la macchina grande, o per l’imperizia degli uomini, e male attitudine degl’istromenti, tardissimamente,e con grandissima difficoltà si conducevano, piantavansi alle terre coi medesimi impedimenti e piantate,era dall’un capo all’altro tanto intervallo, che con piccolissimo frutto, a comparizione di quello che seguitò dipoi, molto tempo consumavano: donde i difensori de’ luoghi oppugnati avevano spazio di potere oziosamentefare di dentro ripari e fortificazioni. E non di meno per la violenza del salnitro, col quale si fa la polvere, datogli ilfuoco, volavano con sì orribile tuono e impeto stupendo per l’aria le palle, che questo istromento faceva eziandio,innanzi che avesse maggior perfezione, ridicoli tutti gl’istromenti i quali nell’oppugnazioni delle terre avevanocon tanta fama d’Archimede e degli altri inventori usati gli antichi – Ma i Francesi (sotto Carlo VIII) fabbricandopezzi molto più espediti nè di altro che di bronzo i quali chiamano cannoni, e usando palle di ferro, dove primadi pietra, e senza comparazione più grosse e di peso gravissimo si usavano» – Guicciardini Stor. di Ital. Vol. II.Lib.1.Cap. III.55

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