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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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A tali guerre civili sopraggiunse la peste e fece il di più.(Anno 574.) Verso l’anno 574 furono chiamati con Alboino dalle sponde del Baltico i Longobardi, evennero a tramutar ladri e corsari in duchi e feudi sminuzzando l’Italia (90).Navigando costoro nei paraggi di quest’isola vi approdarono e la saccheggiarono (91).(Anno 788.) Ritornarono nel 788, sotto il ponteficato di Adriano I, per far nuove conquiste, e nonrisparmiarono una seconda volta di rovinare e saccheggiare le spiagge medesime, e quelle dei dintornidi Napoli (92).Destino crudele serbato ai deboli, che or quali branchi di pecore doveano, senza colpa, sopportare ilgiogo militare de’ proconsoli che da Costantinopoli s’inviavano, ed or i martiri de’ Longobardi che lispogliavano, li scannavano a proprio talento.Alfine Napoli si scosse colle altre città dal giogo abborrito degl’imperatori d’Oriente, verso i mezzitempi.Ma con questa scossa non si liberò dalle catene del servaggio, solo i lacci del greco imperiotramutò con le ritorte de’ nuovi piccoli despoti che sbucavano dal letamaio del feudalismo.--------------Non erano bastate le tante guerre, le smodate pretensioni, i saccheggi e le pesti; e più delle pesti cheterminano, e dei saccheggi che passano, un flagello che superava questi castighi, portato dai Longobardi,e rimasto qual malore incurabile..... il feudalismo! che sguinzagliò gli esarchi, i baroni, i duchii castaldi. Bisognava che al grave fardello di questi mali, nuovi si aggiungessero i tormentatori del belpaese e fussero...... i corsari, i Saraceni !........90) «Il barbaro vincitore divise la conquista co’ suoi commilitoni: delle terre, e dei coltivatori di esse fece tantilotti, ed ognuno di questi lotti distribuì a ciascun guerriero. I più distinti s’ebber le parti più considerevoli, e il capone prese la maggior porzione. In questa guisa ogni uomo dell’orda invaditrice fu sovrano di un pezzo di terra, edelle genti che la popolavano, ed ecco il feudo». V. Marmocchi corso di Geog. Univ. Vol. 4. Lez. 78 p. 243.91) «Dell’ucciso Cunimondo aveva Alboino costretto la figlia Rosmunda a sposarlo, e col cranio di lui formatauna tazza, per accoppiare ai piaceri della mensa la fiera voluttà della vittoria. Or mentre in Verona sollennizzava leben succedute imprese, al levar della tavola chiese quella tazza, e poichè tutti n’ebbero bevuti in giro, colmandolad’altro vino, disse: Recatela a Rosmunda acciocchè beva con suo padre. <strong>La</strong> celia brutale punse al vivo la donna,che preparò vendetta Si fè cedere segretamente il letto da una concubina del valorissimo Perideo; e come fu stataseco, gli si palesò, mostrando non restargli altro scampo che trucidare il re. E il re fu scannato». Questi assalivaun anno prima di morire l’isola d’Ischia – Cantù St. degli It. V. III. p. 49.92) Grimoaldo ebbe conferito da Carlo Magno il ducato di Benevento nel 787, egli era nipote di Adelchi; nell’annoappresso, questi trovarlo credette favorevole, quando con Teodoro patrizio di Sicilia, sbarcò di nuovo su questecontrade; ma affrontato dal beneventano, in battaglia perì, e con esso l’ultima speranza dei Longobardi. Cantù St.degl’Italiani Vol. III. Cap. 68 pag. 154.30

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