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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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§ 3Eruzione vulcanica de’ Caccavelli<strong>La</strong> terza eruzione si annunziò nella medesima maniera di quella precedente; ma presentò caratteri tuttinuovi<strong>La</strong> terra tremò ed abbassossi per effetto delle interne rivoluzioni, e finì per fermarsi a piedi dell’Epomeodal lato di Nord, scavandone un profondissimo abisso, il quale si riempì ben tosto di quelle liquefattematerie ignivome, che vengono dette lave, ma non potendone contenere le immense quantità, chedal fuoco sotterraneo venivano vomitate, queste non tardarono a rigurgitare, e la lava accavallatasi edinnalzatasi, alfine irrompendo si prostese in largo torrente con tale strepito, e veemenza, che ben tostooccupò la poca spaziosa ripa, e non trovando freno si precipitò fra le onde marine. Il mare bollente,gorgitante, ammonticchiatosi in neri cavalloni dové retrocedere, indietreggiare, ed il suo antico letto cederea quei cavalloni di fuoco che venivano, fra le saette, i turbini di cenere ed il tenebrio della desolantenatura, ad occuparlo per la lunghezza di circa dugento piedi: e per tutto quello spazio accavallò le sueonde basaltiche, le quali versatesi e rigurgitate in parte sull’antica spiaggia, e circostante larga pianura,covrirono gli ameni e fertili suoli.Indi per lo imperversar dell’eruzione i nuovi torrenti, correndo sulle prime lave già indurite, ed accavallandolave sopra lave, elevarono il Monte Zaro ed il promontorio del Caruso, e il Marecoco - chevuol dir Marecotto - Mare di fuoco. Ben tosto questi siti si videro tramutati in rocce deformi, in correntiimpietrite, in rupi spaventevoli; mentre prima formavano la bassa vallea e la ridente spiaggia, che siestendea in fertile pianura dalle falde di Monte Vico alla terra di Forio (56).Tutto ci fa congetturare che l’eruzione riferita da Timeo, e riportata da Strabone (57), sia propriamentequesta de’ Caccavelli, quantunque si fosse da altri scrittori moderni, fissata ad altra susseguente eruzioneavvenuta cento anni dopo - intorno agli anni 360 a 356 avanti G.C. - alle stesse vicinanze del Rotarofra la punta del Castiglione e di Perrone (58).(56) Vedi nota 54.(57) Timaeus de Pithecusis tradit multae fidem excedentia perhibuisse. Paolo autem ante suam aetatemmedia in insula collem, cui nomen Epomeo, terraemotu concussum ignes evomuisse, et quod inter ipsumac mare in medio erat, rursum ad mare perpulisse: ac terram in cineres versam, rursum vehementi turbine(quales Typhones Graeci dicerent) ad insulam appulisse, tribusque inde in altum mare recessisse stadiis,pauloque post rursum ad terram dedisse impetum, marisque flexu inundasse insulam, ignemque in ea hocpacto exstrictum: fragore autem percussos eos qui continentem habitabant, ex ora maris in Campaniam profugisse.- Strab. Geograph. lib. V, pagina 248 vers. di Guglielmo Xilandro.(58) II Dott. Ziccardi, - nella nota 26 della 4.a ediz. dell’accennata opera del de Rivaz - dice, prendendo34

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