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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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CAPITOLO XIV<strong>La</strong> Tregua - L’Attacco - <strong>La</strong> ResaRimasto vittorioso l’ammiraglio Giovanni Poo, fece dai suoi uomini occupare le posizioni tolte alnemico: indi cercò confortare i feriti, e feceli medicare: divise fra le truppe le vettovaglie portate daNapoli: somministrò tutto il bisognevole a coloro che ne difettavano, ed indi, generoso come la <strong>storia</strong> loaccenna, volse le sue cure agli squallidi e tremanti terrazzani danneggiati, dispensando qualche sussidioa titolo d’indennizzo ai più bisognosi, confortando gli altri con promesse.Fatti accogliere tutti gl’infermi e feriti nella cittadella, non guardò sotto qual’insegna, e per chi deidue pretendenti stranieri, avevan combattuto; ma solo mirò l’umanità sofferente, ch’esposta avea la vitaper i capricci, che quando si superano si trasformano in dritti, di un Provenzale e di un Aragonese.Dopo di aver dato tali provvedimenti, comunicò gli ordini opportuni, affinché buona milizia si fusseposta a guardia de’ bastioni, e si fusse spiegato massimo zelo per riparare alla meglio ai bisogni dellatruppa che non avea terminata la campagna, essendo questi, giorni piuttosto di tregua che di vittoria;poiché Giovanni Toriglia, con gli avanzi del suo corpo di armati, che avevano potuto mettersi in salvo,erasi ritirato in altro punto dell’Isola; in luogo sicuro, e ben guardato, anticipatamente designato perasilo di ricovero in caso di rotta; preveggenza in cui il Catalano superava tutti.Potea questi un’altra volta muoversi quando avesse veduto presentare l’opportunità.Date tutte queste diverse disposizioni il Poo, se ne ritornò sull’Epomeo, dove presosi parco ristoro, edato i consigli che credea opportuni al comandante del distaccamento che lasciava sul forte della Bastia,se ne scese alla riva settentrionale, e postosi in piccolo naviglio, con pochissimi suoi ufficiali, se neandò in Gaeta a trovare la sua galea che ivi l’attendea.(Anno 1465). Troppo cara era costata la vittoria alla truppa regolare degli Aragonesi: le sue file eranostate decimate: quei pochi rimasti illesi o leggermente feriti, convenne restringerli a guardare i bastioni;ad esser di rinforzo alla fortezza, ed alla cittadella: non si potettero distendere pel territorio, onde dar lacaccia ai ribelli, che seguitavano ad infestarlo impunemente.Capo di questa ostile milizia era rimasto l’ex castellano Toriglia, il quale quanto più rimaneva debellatoe vinto, altrettanto diveniva pertinace nell’inimistà, perseverando nei suoi mal riusciti disegni, edostacolando il principe aragonese, senza smarrirsi.Ferdinando, stanco di più sopportare tale audacia, decise a farla finita, e liberare una volta per semprel’isola d’Ischia, da tale illegittimo occupatore, che l’avea resa nido e ricovero di predoni e di malvagi.Armò bentosto dieci galee, dieci navi, e sei fuste; flotta di cui affidò il comando a Galgeraldo o GalzerandoRichisenz, corsaro spagnuolo, il quale bloccò la sudetta isola.Ridotto il Toriglia a grande estremità per la mancanza di viveri, mandò avviso a suo fratello Carlo, il67

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