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ariosita et artificiosita dans les madrigaux de giovanni de macque

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l’avvicinamento <strong>de</strong>lla scrittura sapiente alla leggerezza, <strong>de</strong>lla comp<strong>les</strong>sità alla semplicità,<br />

nonché la mescolanza di generi e di registri stilistici.<br />

Tale fenomeno è stato valutato nella presente tesi attraverso due nozioni in uso sia nella<br />

l<strong>et</strong>teratura e nella trattistica musicale coeva, che da Macque stesso in una sua l<strong>et</strong>tera<br />

<strong>de</strong>dicatoria: l’ariosità e l’artificiosità. Una ricerca filologico-storica, basata su scritti <strong>de</strong>lla<br />

fine <strong>de</strong>l Cinquecento e <strong>de</strong>ll’inizio <strong>de</strong>l Seicento, ha consentito di <strong>de</strong>finire e tracciare i<br />

contorni semantici di questi due conc<strong>et</strong>ti. L’ariosità si riferisce 1. al genere aria, che<br />

<strong>de</strong>signa ulteriormente due tipi di pezzi, a./ gli schemi stereotipati usati per la <strong>de</strong>clamazione<br />

di versi epici o lirici, b./ una vari<strong>et</strong>à di genere minore, caratterizzata da una certa<br />

semplicità compositiva così come dal ricorso frequente alle forme strofiche 2. ad una<br />

qualità sogg<strong>et</strong>tiva sentita – o non sentita – all’ascolto di una composizione, fondata su una<br />

sensazione di piacere, di dolcezza, di orecchiabilità e di facilità di ricezione uditiva. In un<br />

contesto musicale, l’artificiosità è sinonimo di virtuosità stilistica come di padronanza<br />

<strong>de</strong>lle tecniche contrappuntistiche.<br />

L’artificiosità e l’ariosità sono state sovente presentate come due nozioni antit<strong>et</strong>iche alla<br />

fine <strong>de</strong>l Rinascimento, legate insieme in una specie di “relazione polare”, in cui la ricerca<br />

<strong>de</strong>ll’una implica una riduzione <strong>de</strong>ll’altra e vice-versa. Esse corrispondono, infatti, a<br />

registri stilistici contrastanti: l’artificio viene riservato ai generi più aulici, in particolare il<br />

mott<strong>et</strong>to – ma anche, secondo certi autori, il madrigale – mentre l’ariosità caratterizza i<br />

così d<strong>et</strong>ti “generi leggeri”, canzon<strong>et</strong>ta, canzone, napol<strong>et</strong>ana, villanesca, villanella e,<br />

ovviamente, aria. Per giunta, tali conc<strong>et</strong>ti sembrano intrinsecamente opporsi, dal momento<br />

che l’artificiosità mira ad un bersaglio tecnico e intell<strong>et</strong>tuale, ad un approccio analitico<br />

<strong>de</strong>lla musica, laddove l’ariosità rispon<strong>de</strong> ad una ricerca di piacere, ad una ricezione più<br />

sensuale <strong>de</strong>ll’opera.<br />

Il madrigale, talora consi<strong>de</strong>rato come l’equivalente profano <strong>de</strong>l mott<strong>et</strong>to, talora relegato al<br />

rango di repertorio minore, contemporaneamente v<strong>et</strong>rina <strong>de</strong>ll’eccellenza <strong>de</strong>l compositore e<br />

ogg<strong>et</strong>to di piacere per il cantante, è probabilmente il genere che cristallizzò in modo più<br />

tangibile la “polarità” fra questi due conc<strong>et</strong>ti. Quest’ultima segnò in modo particolarmente<br />

rilevante il periodo qui preso in consi<strong>de</strong>razione, che vi<strong>de</strong> la nascita e la diffusione <strong>de</strong>l così<br />

d<strong>et</strong>to stile ibrido. Questo tipo di scrittura, che caratterizzò la musica vocale profana<br />

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