ariosita et artificiosita dans les madrigaux de giovanni de macque

19. Pietro
Bembo
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cui mirando
stesso
spesso
dimando.
Senza difesa far perdei me
E questo quel bel ciglio à cui si
In van del mio languir merce
Son queste quelle chiome che
legando
Vann’il mio cor
O volto che mi stai
nell’alm’impresso
Perch’io
sempr’in bando.
viua di me mai
Seconda parte
Parmi
front’amore
veder ne la tua
Tener suo maggior seggio e
d’una parte
Volar speme piacer
mirando
spesso
senza difesa far perdei me stesso?
E questo quel bel ciglio, a cui sì
invan del mio languir mercè
dimando?
Son queste quelle chiome, che
legando
vanno il mio cor, sì ch’ei ne more
espresso?
O volto, che mi stai nell’alma
impresso,
perché io viva di me sempre in
bando?
parte
v. 7, Gli Asolani e le rime, nell’ : ne l’
Seconda parte
Parmi veder ne la tua fronte amore
tener suo maggior seggio, e d’una
volar speme, piacer, tema e
dolore;
en regarda
même ?
souvent,
san
Ce
je
langueur ?
C’e
mo
suffoqué ?
Ô v
pou
moi-même
De
Il m
ten
se
douleur ;