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ariosita et artificiosita dans les madrigaux de giovanni de macque

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italiana <strong>de</strong>lla fine <strong>de</strong>l Cinquecento, mischia diversi tratti <strong>de</strong>i generi leggeri e <strong>de</strong>l madrigale,<br />

offuscando così i confini fra questi due repertori, rimasti relativamente impermeabili fino<br />

ad allora.<br />

Macque fu particolarmente sensibile a tali trasformazioni durante il periodo preso in<br />

esame, e seppe rispon<strong>de</strong>re a questi mutamenti stilistici col variare e rinnovare<br />

costantemente il suo linguaggio madrigalistico. Il presente studio ha per ogg<strong>et</strong>to l’analisi<br />

di questa evoluzione attraverso il prisma <strong>de</strong>lla dinamica di scambio fra ariosità e<br />

artificiosità che caratterizzò lo stile ibrido negli ultimi due <strong>de</strong>cenni <strong>de</strong>l Cinquecento.<br />

La tesi segue un percorso cronologico che divi<strong>de</strong> il corpus in tre parti, individuando le fasi<br />

successive <strong>de</strong>llo sviluppo stilistico di Macque durante il periodo preso in consi<strong>de</strong>razione.<br />

Ognuna di queste fasi corrispon<strong>de</strong> ad una tappa ben <strong>de</strong>finita <strong>de</strong>lla sua carriera ed è<br />

str<strong>et</strong>tamente legata all’ambiente artistico di una città d<strong>et</strong>erminata: la Roma <strong>de</strong>i primi anni<br />

<strong>de</strong>l 1580 con i due libri di Madrigal<strong>et</strong>ti <strong>et</strong> napolitane (prima parte), la Napoli <strong>de</strong>lla<br />

seconda m<strong>et</strong>à <strong>de</strong>l 1580 col Primo libro <strong>de</strong> madrigali a quattro voci e il Secondo libro <strong>de</strong><br />

madrigalia cinque voci <strong>de</strong>l 1586-87 (seconda parte) e, infine, la Ferrara <strong>de</strong>gli anni 1590<br />

col Terzo libro <strong>de</strong> madrigali a cinque voci <strong>de</strong>l 1597 (terza parte).<br />

Un’introduzione apre ogni singola parte con lo scopo di contestualizzare l’opera. L’analisi<br />

si concentra poi su tre param<strong>et</strong>ri fondamentali <strong>de</strong>lla scrittura madrigalistica: le scelte<br />

po<strong>et</strong>iche, il ricorso a d<strong>et</strong>erminate tecniche compositive, ed infine la rappresentazione<br />

musicale <strong>de</strong>l testo po<strong>et</strong>ico.<br />

Prima parte – le due raccolte di Madrigal<strong>et</strong>ti <strong>et</strong><br />

napolitane (1581-1582): lo stile ibrido<br />

Inizialmente vengono esaminati gli str<strong>et</strong>ti rapporti che il compositore manteneva con i<br />

maggiori esponenti <strong>de</strong>lla vita musicale romana all’epoca <strong>de</strong>lla pubblicazione <strong>de</strong>i libri e lo<br />

sviluppo <strong>de</strong>l madrigale romano negli anni 1580. Le figure <strong>de</strong>i committenti, Ventura<br />

Maff<strong>et</strong>ti e Camillo Ca<strong>et</strong>ani, sono altresì prese in esame.<br />

L’attenzione si focalizza in seguito sull’ambiguità che si sprigiona dal titolo e<br />

dall’organizzazione <strong>de</strong>lle due raccolte; l’autore mantiene, infatti, una certa elusività quanto<br />

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