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ariosita et artificiosita dans les madrigaux de giovanni de macque

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Il terzo libro <strong>de</strong> madrigali a cinque voci, ultima raccolta <strong>de</strong>dicata al duca di Ferrara e<br />

ultima opera musicale uscita dalle stampe ducali di Baldini, è, in un primo tempo,<br />

collocato nel contesto <strong>de</strong>lle intense relazioni politiche e culturali che avvicinarono la città<br />

ferrarese e quella partenopea sul finire <strong>de</strong>l Cinquecento. Si accenna poi alla nuova<br />

situazione professionale di Macque, che compren<strong>de</strong> i legami intercorsi con i filippini<br />

napol<strong>et</strong>ani, che sembrano rifl<strong>et</strong>tersi nella presenza di qualche madrigale spirituale alla fine<br />

<strong>de</strong>lla raccolta.<br />

Dopo aver sottolineato la forte impronta ferrarese di una parte notevole <strong>de</strong>i testi <strong>de</strong>l Terzo<br />

libro tramite un esame <strong>de</strong>lle fonti po<strong>et</strong>iche, l’attenzione è richiamata sul carattere pastorale<br />

e melico <strong>de</strong>lle rime musicate. I testi spirituali sono poi presi in consi<strong>de</strong>razione, m<strong>et</strong>tendo<br />

in rilievo la distanza che separa il registro stilistico <strong>de</strong>lle rime p<strong>et</strong>rarchesche a vocazione<br />

meditativa, dalle brevi strofe di canzon<strong>et</strong>te spirituali. Sono, infine, state valutate le origini<br />

filippine di questi ultimi testi.<br />

L’esame <strong>de</strong>lla musica si focalizza su un asp<strong>et</strong>to peculiare di questi pezzi, qui consi<strong>de</strong>rato<br />

in termine di “artificiosa ariosità” o “sapiente leggerezza”. Dall’analisi <strong>de</strong>lla musica si<br />

ricava come Macque rivisitò certe cifre <strong>de</strong>llo stile ibrido, integrandole in un discorso<br />

<strong>de</strong>cisamente artificioso. A tale riguardo, sono stati presi in esame diversi punti: il rinnovo<br />

<strong>de</strong>l <strong>les</strong>sico ritmico che, pur spingendo al massimo l’uso <strong>de</strong>lle crome <strong>de</strong>clamate, sembra<br />

evitare coscientemente i richiami troppo ovvi al repertorio leggero; l’abbandono<br />

<strong>de</strong>ll’eufonia per un discorso cosparso di dissonanze coloristiche; il n<strong>et</strong>to aumento di<br />

combinazioni di sogg<strong>et</strong>ti e di passaggi in contrappunto rigoroso; il ricorso alla virtuosità<br />

contrappuntistica pure nei momenti omofoni apparentemente semplici; l’interpunzione<br />

frequente e chiara <strong>de</strong>l discorso, controbilanciata da un uso molto libero <strong>de</strong>lle ca<strong>de</strong>nze.<br />

L’intonazione <strong>de</strong>l son<strong>et</strong>to spirituale di P<strong>et</strong>rarca, ultimo madrigale <strong>de</strong>lla raccolta, è ogg<strong>et</strong>to<br />

di un’attenzione particolare. Il contrasto fra la scrittura “all’antica” che caratterizza questo<br />

madrigale, e il resto <strong>de</strong>l volume è valutato come un’ulteriore dimostrazione <strong>de</strong>lla capacità<br />

<strong>de</strong>ll’autore di rispon<strong>de</strong>re musicalmente al registro stilistico <strong>de</strong>i testi po<strong>et</strong>ici.<br />

Il rapporto testo-musica è esaminato in seguito sotto una nuova luce. L’artificiosità<br />

r<strong>et</strong>orica <strong>de</strong>lle due prime raccolte napol<strong>et</strong>ane viene opposta ad una l<strong>et</strong>tura musicale <strong>de</strong>i<br />

conc<strong>et</strong>ti po<strong>et</strong>ici meno intell<strong>et</strong>tuale e più immediata e sensuale, concentrata più<br />

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