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ariosita et artificiosita dans les madrigaux de giovanni de macque

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al genere preciso di ogni singolo componimento. La <strong>de</strong>nominazione Madrigal<strong>et</strong>ti <strong>et</strong><br />

napolitane fa riferimento a due tipi di pezzi, senza che siano mai differenziati i<br />

madrigal<strong>et</strong>ti dalle napolitane (il primo termine si riferisce a madrigali più semplici e più<br />

brevi, il secondo, ad una vari<strong>et</strong>à di genere leggero). Il madrigalista pare voler accennare<br />

che i componimenti si trovano a m<strong>et</strong>à strada fra questi due generi.<br />

L’analisi <strong>de</strong>lle scelte po<strong>et</strong>iche e <strong>de</strong>lle forme musicali perm<strong>et</strong>te quindi di esplicitare tale<br />

ambiguità generica. Le varie origini <strong>de</strong>lle rime e <strong>de</strong>gli schemi m<strong>et</strong>rici e formali,<br />

proveniente talora <strong>de</strong>l repertorio leggero, talora da quello madrigalistico, e talvolta a<br />

cavallo tra i due, evi<strong>de</strong>nzia la natura eminentemente ibrida di questi libri.<br />

L’attenzione viene richiamata in seguito su un estratto <strong>de</strong>lla l<strong>et</strong>tera <strong>de</strong>dicatoria <strong>de</strong>l Primo<br />

libro <strong>de</strong> madrigal<strong>et</strong>ti <strong>et</strong> napolitane, in cui il compositore si scusa, presso il committente<br />

<strong>de</strong>ll’opera, <strong>de</strong>lla lacuna di artificiosità <strong>de</strong>l suo “<strong>de</strong>bole parto”, che spera poter<br />

controbilanciare per mezzo <strong>de</strong>lla loro ariosità.<br />

Attraverso l’analisi <strong>de</strong>lle tecniche musicali si cerca poi di individuare per quali ragioni<br />

questi pezzi possono essere valutati ariosi e poco artificiosi. A questo riguardo, sono presi<br />

in consi<strong>de</strong>razione vari asp<strong>et</strong>ti <strong>de</strong>lla scrittura: la mancanza di comp<strong>les</strong>sità <strong>de</strong>lla tessitura<br />

polifonica – per lo più ten<strong>de</strong>nte verso le tecniche omofoniche –, la chiarezza <strong>de</strong>lle<br />

articolazioni e <strong>de</strong>lle ca<strong>de</strong>nze, la vivacità <strong>de</strong>l <strong>les</strong>sico ritmico, il ricorso frequente a crome<br />

<strong>de</strong>clamate, la standardizzazione <strong>de</strong>gli schemi prosodici con numerosi richiami ai ritmi <strong>de</strong>l<br />

repertorio leggero, la semplificazione e la chiarificazione <strong>de</strong>lle strutture armoniche –<br />

capaci di generare un sentimento di eufonia così come di infon<strong>de</strong>re una possente direzione<br />

alle frasi. Questa fase <strong>de</strong>ll’analisi perm<strong>et</strong>te inoltre di <strong>de</strong>finire certe cifre, ovvero segni<br />

stilistici, sui quali si appoggerà l’esame <strong>de</strong>l corpus rimanente.<br />

Lo studio <strong>de</strong>lla rappresentazione musicale <strong>de</strong>l testo segue la stessa prosp<strong>et</strong>tiva. L’accento<br />

è posto sulla sintesi realizzata tra l’attenzione alla parola, che è tipica <strong>de</strong>l madrigale, e la<br />

relativa neutralità che caratterizza il repertorio minore. Macque oscilla tra l’una e l’altra in<br />

base alla materia po<strong>et</strong>ica.<br />

La prima parte si conclu<strong>de</strong> col richiamo <strong>de</strong>lla buona accoglienza di cui hanno goduto le<br />

stampe, in particolare nell’Europa <strong>de</strong>l nord. Il successo <strong>de</strong>lle raccolte, ristampate ad<br />

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