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ariosita et artificiosita dans les madrigaux de giovanni de macque

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sull’evocazione sonora che sulla pittura analogica <strong>de</strong>lle parole. Si è cercato poi di<br />

ricondurre questo “stile aff<strong>et</strong>tuoso”, rivolto probabilmente più all’uditore che al l<strong>et</strong>tore-<br />

cantante, all’emergenza <strong>de</strong>lla “seconda pratica”, che rinnovò profondamente il rapporto<br />

con il testo <strong>de</strong>ll’ultima generazione di madrigalisti. Il particolare spazio musicale lasciato<br />

ai rari conc<strong>et</strong>ti negativi, che incupiscono talvolta i paesaggi idillici che popolano le rime, è<br />

consi<strong>de</strong>rato come un mezzo efficace per colpire le emozioni <strong>de</strong>ll’uditore, così come un<br />

contrappeso all’atmosfera leggera e pastorale che distingue, nel comp<strong>les</strong>so, la quasi<br />

totalità <strong>de</strong>l libro.<br />

La terza parte si chiu<strong>de</strong> con una rif<strong>les</strong>sione sulla posizione <strong>de</strong>l Terzo libro nella<br />

produzione madrigalistica di Macque. Esso è pensato come un punto di transizione verso<br />

la sua ultima maniera, marcata sì da una ricerca di artificiosità contrappuntistica, ma anche<br />

da un relativo abbandono <strong>de</strong>ll’ariosità a favore di un linguaggio pat<strong>et</strong>ico, se non<br />

addirittura espressionista.<br />

Le conclusioni propongono in primo luogo una rif<strong>les</strong>sione di sintesi sui termini <strong>de</strong>lla<br />

problematica, che vuole evi<strong>de</strong>nziare l’evoluzione <strong>de</strong>l compositore nel suo rapporto con<br />

l’artificio e l’ariosità. L’attenzione è richiamata sul passaggio da un’ariosità “generica” ad<br />

un’ariosità “sogg<strong>et</strong>tiva”, e sul peso crescente <strong>de</strong>lla virtuosità contrappuntistica nello stile<br />

<strong>de</strong>l madrigalista, apparentemente sempre meno disposto a sacrificare l’artificiosità <strong>de</strong>l suo<br />

linguaggio ad una certa facilità di ascolto o di interpr<strong>et</strong>azione. Questa osservazione ci<br />

porta a ripensare il ruolo <strong>de</strong>lla virtuosità contrappuntistica nel madrigale polifonico<br />

<strong>de</strong>ll’ultimo Cinquecento e <strong>de</strong>l primo Seicento. Per spiegare questo fenomeno, peculiare ad<br />

una parte cospicua <strong>de</strong>l madrigale partenopeo post-gesualdiano – che sembra pren<strong>de</strong>re in<br />

contropie<strong>de</strong> l’evoluzione comp<strong>les</strong>siva <strong>de</strong>l linguaggio musicale all’alba <strong>de</strong>l Barocco – è<br />

proposta una l<strong>et</strong>tura “rappresentativa” o “dimostrativa” <strong>de</strong>ll’artificiosità.<br />

Ritornando infine a consi<strong>de</strong>razioni più generiche sull’autore, sono stati esaminati i<br />

prece<strong>de</strong>nti studi compiuti dalla dottrina su Giovanni <strong>de</strong> Macque cercando di compararli<br />

con i risultati <strong>de</strong>lla presente ricerca. La tesi si conclu<strong>de</strong> suggerendo nuovi percorsi<br />

d’indagine sul compositore.<br />

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