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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Viene qui affermato un principio sacrosanto, che merita di essere messo in<br />

evidenza. C’Å la consapevolezza del male, ma c’Å anche la responsabilitÖ e<br />

consapevolezza e responsabilitÖ dinanzi a Dio non corrispondono.<br />

La consapevolezza Å cià che un uomo avverte nella sua coscienza di aver fatto<br />

di bene o di male, Å quel discernimento di veritÖ sulle sue azioni necessario per<br />

operare sempre in conformitÖ alla legge santa di Dio.<br />

Non sempre perà l’uomo agisce in tutto e per tutto secondo la legge di Dio; non<br />

sempre si comporta in modo irreprensibile nel compimento della volontÖ di Dio.<br />

Potrebbe fare delle azioni che la sua coscienza neanche vede come male, ma<br />

che sono un male in sÇ. Solo Dio puà giudicare un uomo sulla sua reale<br />

responsabilitÖ e solo Dio puà giustificare.<br />

L’altro principio Å questo: dove l’uomo si potrebbe giustificare con troppa<br />

facilitÖ, Dio non giustifica. Non giustifica perchÇ c’Å una responsabilitÖ a monte<br />

che l’uomo si Å assunta e che non vive in tutta la sua interezza.<br />

In altre parole: non sempre la coscienza morale ci dice tutto il male che noi<br />

abbiamo fatto. Di questo male siamo responsabili dinanzi a Dio; di questo male<br />

Dio non ci puà giustificare, perchÇ Å un male che noi commettiamo dinanzi ai<br />

suoi occhi, Å un male che noi commettiamo dinanzi agli occhi del mondo intero.<br />

C’Å una non conoscenza delle proprie colpe e delle proprie responsabilitÖ che<br />

solo lo Spirito Santo ci puà fare conoscere. Ce le farÖ conoscere se noi ci<br />

poniamo con umiltÖ dinanzi a Lui e con fede viva, con desiderio di obbedienza,<br />

con volontÖ di ascolto, chiediamo che ci faccia vedere cià che noi non vediamo,<br />

ci faccia ascoltare cià che noi non ascoltiamo, ci faccia percepire cià che noi<br />

non percepiamo.<br />

Sovente, quando la coscienza comincia a divenire un po’ sorda al richiamo di<br />

Dio, Dio si serve dei profeti, i quali con la luce potente dello Spirito Santo<br />

mettono a nudo la nostra coscienza e ci rischiarano la mente sul bene e sul<br />

male, su cià che noi credevano bene ed era un male, oppure su cià che noi<br />

tralasciavano perchÇ consideravamo un male ed era il sommo bene per noi.<br />

“Il Signore Å giudice” si riveste per Paolo di un duplice senso, o significato. ä<br />

giudice perchÇ solo lui puà dare il giudizio morale su una nostra azione, solo lui<br />

sa se quanto noi facciamo o non facciamo Å conforme in tutto alla sua volontÖ.<br />

Questo giudizio dobbiamo sempre chiederlo, invocarlo. Bisogna che ognuno di<br />

noi si lasci giudicare la sua coscienza da Dio. PerchÇ questo possa avvenire Å<br />

necessario che indossiamo la veste dell’umiltÖ e chiediamo che Lui ci riveli lo<br />

stato reale del nostro spirito e della nostra anima.<br />

L’altro giudizio Å quello sulla reale responsabilitÖ dinanzi a Lui di ogni nostra<br />

azione. ä il giudizio che Lui farÖ nel momento della morte, quando ci<br />

presenteremo dinanzi a Lui per ricevere la giusta ricompensa secondo le nostre<br />

opere, fatte quando eravamo nel corpo, opere di bene, opere di male, pensieri<br />

di bene, pensieri di male assieme a tutte le omissioni commesse.<br />

Tutto questo ci porta ad una sola conclusione: cià che noi crediamo di essere e<br />

cià che noi realmente siamo sono due cose differenti. L’apparenza non Å la<br />

nostra realtÖ, la nostra realtÖ non Å neanche la nostra coscienza. La nostra<br />

realtÖ solo Dio la conosce, solo il suo Santo Spirito ce la puà rivelare e noi<br />

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