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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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dell’Altissimo Dio e reso tutto spirituale, glorioso, incorruttibile e immortale.<br />

Questo Å il pellegrinaggio verso Cristo che ogni cristiano deve compiere.<br />

PoichÇ nessuno sa quando verrÖ il Signore, Å cosa quanto mai opportuna non<br />

sciupare il tempo e iniziare fin da subito la realizzazione della nostra<br />

conformazione a Cristo Gesá. ä questo il compito della nostra vita ed Å la<br />

nostra salvezza eterna.<br />

Se il cammino della nostra perfetta configurazione a Cristo non si compie,<br />

significa che il cristiano non attende Cristo Gesá.<br />

Se non si attende Cristo Gesá, quanto si opera Å vano, senza senso. Lo stesso<br />

nostro essere cristiani diventa una facciata, una maschera, una vanitÖ come le<br />

altre infinite vanitÖ che uccidono la nostra vita.<br />

[8]Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore<br />

nostro Gesù Cristo:<br />

Paolo aggiunge un altro concetto a quelli giÖ espressi finora.<br />

La perseveranza finale non Å un frutto che matura sull’albero del nuovo essere<br />

del cristiano. Come se il cristiano, per il semplice fatto di essere battezzato, di<br />

essere una cosa sola con Cristo Gesá, fosse automaticamente nella condizione<br />

ottimale di progredire di virtá in virtá e di grazia in grazia.<br />

Nulla di tutto questo. Pur avendo ricevuto ogni dono di parola e di scienza, pur<br />

essendo in possesso di tutti i doni divini e celesti, non per questo tutto ora<br />

procede dall’uomo, anche se con i frutti dei doni divini che egli deve far<br />

maturare nel suo cuore.<br />

Tutto, invece, ancora e sempre, discende da Dio. Discende da Dio il dono e<br />

discendono da Dio i frutti, discende da Dio la speranza, ma anche discende da<br />

Lui la perseveranza sino alla fine.<br />

Dobbiamo aggiungere a quanto detto finora una piccola, assai breve<br />

osservazione.<br />

Il dono di Dio, che discende dal cielo e che si posa nel nostro cuore, Å come il<br />

cibo che noi prendiamo ogni giorno.<br />

Il dono messo a frutto nel nostro cuore esaurisce la sua potenza di bene, di<br />

veritÖ, di caritÖ, di speranza, di fede, di vita eterna.<br />

PerchÇ Dio riversi nuovamente i suoi doni in noi, Å necessario che<br />

quotidianamente li attingiamo da Lui, dal suo amore misericordioso. Si<br />

attingono per mezzo di una preghiera costante, intensa, che scandisce i ritmi<br />

del giorno e della notte.<br />

Esaurita la forza divina che il dono racchiude, diviene necessario elevare al<br />

Signore un’altra preghiera, piá intensa della prima, perchÇ Dio voglia ancora<br />

riversare i suoi doni in noi e questa volta con piá densitÖ, intensitÖ, forza<br />

travolgente. Piá si fanno fruttificare i doni dentro di noi trasformandoli in opera di<br />

santitÖ e di giustizia, piá forte e piá grande deve essere il dono che il Signore<br />

sta per elargirci.<br />

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