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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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eclatante ecco che subito nel cuore degli altri nasce l’invidia per lui. Non si<br />

vuole che lui abbia quel dono, quel carisma, quella riuscita, quel successo. Lo si<br />

vorrebbe all’ultimo posto, perchÇ al primo posto non puà esserci spazio per altri,<br />

se non per se stessi.<br />

L’invidia Å cosa assai cattiva quando regna in seno ad una comunitÖ. L’invidia<br />

distrugge l’opera dello Spirito Santo e riconduce la ComunitÖ in una<br />

stagnazione spirituale e morale.<br />

Senza lo Spirito Santo che mette in movimento la ComunitÖ, questa non puà in<br />

nessun modo pensare di poter vivere secondo le attese di Dio. Se non vive<br />

secondo le attese di Dio certamente vivrÖ secondo la carne.<br />

Senza lo Spirito Santo che guida, illumina, regge, governa e sostiene la<br />

ComunitÖ, in essa subentra la maniera umana di pensare, di agire, di condurre<br />

l’opera di Dio e la maniera umana Å concupiscenza, invidia, superbia, gelosia,<br />

egoismo ed ogni altro vizio.<br />

Tutti dobbiamo prendere coscienza di questa veritÖ: o il cuore Å governato dallo<br />

Spirito e nasce la vita per l’intera comunitÖ, oppure esso si lascia schiavizzare<br />

dalla carne e per tutta la comunitÖ nasce la morte spirituale e morale. Che una<br />

comunitÖ sia governata dalla carne e dal suo spirito ne Å il segno quando nel<br />

nostro cuore inizia a sorgere l’invidia, la gelosia, la superbia, l’arroganza.<br />

Queste cose altro non fanno che distruggere l’opera dello Spirito, facendo<br />

ricadere la comunitÖ nel buio e nelle tenebre veritative e morali.<br />

[4]Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo»,<br />

non vi dimostrate semplicemente uomini?<br />

L’invidia altro non fa che generare divisioni e partiti nella comunitÖ, amicizie non<br />

secondo Dio; alleanze di peccato, di sopruso, di ingiustizia; relazioni che non<br />

stimolano la costruzione del regno di Dio, bensâ ne ritardano l’edificazione,<br />

oppure la estinguono del tutto.<br />

Uno puà essere di Paolo nella comunitÖ, e un altro puà anche essere di Apollo,<br />

nel senso perà che ne ammira il carisma, ne segue la spiritualitÖ, ne vive le<br />

mozioni dello Spirito; non in contrasto e in opposizione con gli altri, ma solo<br />

come stimolo per una piá proficua crescita in grazia e nella veritÖ di Cristo<br />

Gesá.<br />

Se l’appartenenza ad uno si vive come via, strumento, forma di spiritualitÖ, in<br />

questo senso Å un valido aiuto per crescere nella conoscenza di Cristo. Ben<br />

venga questa appartenenza, questo rifarsi ad uno, anzichÇ all’altro.<br />

La cosa cattiva e nefasta Å fare dell’appartenenza un motivo di orgoglio, un<br />

principio di invidia, una sorgente di superbia, una causa di separazione e di<br />

allontanamento dagli altri. In questo caso l’appartenenza non Å fatta per<br />

crescere in Cristo, ma per separarsi da Lui; non Å vissuta per aumentare nella<br />

veritÖ e nella grazia, bensâ per diminuire fino alla completa nostra morte a Cristo<br />

e alla sua veritÖ.<br />

Per Paolo l’appartenenza all’uno e all’altro Å dimostrazione, segno manifesto<br />

dello stato carnale, o del vivere il cristianesimo alla maniera umana, senza cioÅ<br />

che il cuore sia permeato della sapienza e della saggezza che vengono dallo<br />

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