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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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ä questo un invito ad abbandonare i pensieri del loro cuore e della loro mente,<br />

riprendere la retta fede, la sana dottrina.<br />

Ritornare in sÇ vuol dire, in questo caso particolare, convertirsi nuovamente alla<br />

veritÖ che prima dimorava nel cuore.<br />

Ci si puà, per tentazione, allontanare dalla veritÖ. Bisogna perà riconoscere che<br />

c’Å il tempo del ritorno, il tempo di ricominciare di nuovo nella purezza della<br />

rivelazione annunziata.<br />

Perseverare nell’errore Å via di perdizione eterna. L’errore infatti ci conduce di<br />

peccato in peccato; ci consegna alle tenebre e alla non veritÖ.<br />

Conviene ritornare sui propri passi; la conversione non Å mai sconveniente per<br />

un uomo. Tornare come conviene Å riappropriarsi nuovamente di tutta la veritÖ,<br />

dopo perà aver abbandonato tutta la falsitÖ che ha inquinato il nostro cuore, la<br />

nostra mente, l’intera nostra esistenza.<br />

Il ritorno Å connesso al non peccare. Non pecca chi ritorna; chi non ritorna<br />

pecca, necessariamente pecca, perchÇ gli occhi della sua mente non sono<br />

governati dalla veritÖ ma dalla falsitÖ. Chi Å sotto l’impulso della falsitÖ<br />

certamente sarÖ condotto di peccato in peccato, fino a consumare i suoi giorni<br />

nell’immoralitÖ e nella disonestÖ di una vita senza Dio e senza alcuna legge<br />

morale.<br />

Senza una forte fede che guida i nostri passi, la morale Å sempre inesistente.<br />

Inutile sperare di poter fondare una vita morale solo annunziando la morale. La<br />

morale Å un frutto, non Å un albero. Un frutto senza l’albero non potrÖ mai<br />

maturare. L’albero della morale Å la fede. Chi cade dalla fede cade anche dalla<br />

morale; chi non possiede una fede vera non puà che avere una morale falsa.<br />

Chi ha una fede traballante avrÖ anche una morale traballante.<br />

Oggi il mondo Å senza fede, che morale puà avere? Nessuna. Tutto Å lecito,<br />

tutto Å giusto, tutto Å buono, tutto Å secondo la norma. Quale norma? Quella<br />

della propria mente e dei propri pensieri. Oggi la norma morale Å la norma del<br />

piacere, del gusto, del potere, del divertimento; la norma dell’inganno e del<br />

sopruso; la norma dell’ingiustizia e della stoltezza.<br />

La caduta dalla veritÖ e dalla fede attesta anche che si cade dalla vera<br />

conoscenza di Dio. Alcuni dei Corinzi non conoscono il vero Dio, perchÇ<br />

affermano di Lui cose false, cose non vere, cose inesatte; affermano di lui che<br />

non ha risuscitato Gesá Cristo, che i morti non risuscitano.<br />

Oltre a non conoscere Dio, non conoscono neanche Cristo Gesá. Se sono<br />

cristiani senza conoscere Dio e Cristo, che cristiani sono? Sono sicuramente<br />

dei falsi cristiani. Questo lo attesta la loro falsa veritÖ e la loro falsa fede<br />

secondo la quale vivono, anzi muoiono di peccato in peccato.<br />

Di tutto questo non ci si puà gloriare, ci si deve soltanto vergognare.<br />

A questo punto emerge una veritÖ che Å latente in tutta la Lettera. I Corinzi<br />

hanno un modo assai strano di comportarsi: sono superbi, sono divisi, sono alla<br />

ricerca del sensazionale, sono immorali (si parla sempre di alcuni), sono vuoti di<br />

frutti spirituali. Il loro albero non produce frutti di vita eterna.<br />

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