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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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che Å l’unica Provvidenza dell’apostolo del Signore tutto svanisce e si dilegua.<br />

Non sarÖ mai possibile che un uomo senza fede possa affidarsi totalmente alla<br />

benevolenza e alla misericordia di coloro che incontra sul suo cammino.<br />

Il Vangelo si annunzia cosâ o non si annunzia affatto. Annunziarlo diversamente<br />

significherebbe non renderlo credibile nella sua veritÖ e nella libertÖ che esso<br />

crea nei cuori di quanti vi aderiscono con animo puro, libero, sincero.<br />

[15]Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo<br />

perché ci si regoli in tal modo con me; preferirei piuttosto morire.<br />

Nessuno mi toglierà questo vanto!<br />

Quanto viene precisato in questo versetto merita una chiara e nitida<br />

puntualizzazione.<br />

Prima di ogni altra cosa Paolo tiene a ribadire che lui non si Å avvalso di<br />

nessuno di questi diritti. Lo ha giÖ detto, ora lo ripete.<br />

Lo ripete perchÇ vuole che nessun dubbio rimanga nel cuore dei Corinzi e di<br />

quanti un domani leggeranno la sua vita e si accosteranno al suo modo di fare<br />

apostolato.<br />

Non vuole perà che altri facciano come lui. L’affermazione che lui non si Å<br />

servito di nessuno dei diritti che provengono dal Vangelo non Å data e offerta<br />

come esemplaritÖ, cui tutti gli altri devono aderire, o sottomettersi.<br />

Attesta questa veritÖ con una specie di giuramento. Vorrebbe sancire con la<br />

sua morte una tale veritÖ, la veritÖ cioÅ che lui non ha scritto per dare una<br />

norma, una legge valida per tutti, e neanche un esempio da seguire sempre e<br />

comunque.<br />

In questo Paolo si mostra ancora una volta un Maestro nella guida spirituale. Ci<br />

sono dei diritti che vengono da Dio e cià che Dio ha stabilito, fissato, ordinato e<br />

preordinato, nessuno puà abolirlo per gli altri.<br />

Nella Chiesa di Dio non c’Å questa potestÖ, la potestÖ cioÅ di abolire per gli altri<br />

quanto Dio ha fissato con legge eterna e divina.<br />

Sarebbe stata una grave mancanza di rispetto nei riguardi di Dio e di Cristo<br />

Gesá, se Paolo avesse scritto ai Corinzi su un tale argomento al fine di<br />

obbligarli moralmente a fare altrettanto.<br />

Scrive perchÇ vuole che si sappia come lui si Å comportato. Non scrive perchÇ<br />

diventi norma per gli altri. Vuole, perà, che lo si sappia, perchÇ se qualcuno,<br />

nella sua libertÖ, vuole rinunziare alla legge evangelica del sostentamento<br />

gratuito in nome dello stesso Vangelo, in coscienza lo puà fare.<br />

Questa forma di vita non si puà imporre agli altri, ma si puà seguire; puà<br />

seguirla perà chi liberamente sceglie di operare cosâ. La scelta Å libera ed Å<br />

personale, Å della propria coscienza. In essa bisogna trovare le ragioni a favore<br />

o contro.<br />

Paolo ha scelto nella sua coscienza di non avvalersi. Poteva e lo ha fatto. Lui<br />

vuole avere questo vanto. Puà averlo, Å giusto che lo abbia, poteva desiderarlo<br />

e lo ha ottenuto. Il vanto perà Å quello di non essersi servito dei diritti che<br />

provengono dal Vangelo e basta. Non c’Å altro vanto, nÇ altra gloria in Paolo.<br />

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