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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Il pensiero di Paolo diviene chiaro, comprensibile, inequivocabile. Spesso<br />

l’uomo confida nell’uomo, ponendosi in opposizione al Signore. Quando c’Å<br />

bisogno della vera saggezza e dell’autentica sapienza che manifesta la giusta<br />

via da percorrere per entrare in possesso della salvezza, proprio allora svanisce<br />

la sapienza, svanisce l’arte, si perdono le professioni; Å come se tutto fosse<br />

avvolto dal nulla. Tutto si annulla, tutto diventa evanescente, tutto perde di<br />

consistenza e l’uomo che aveva posto la sua fiducia nei ritrovati della sapienza<br />

umana si viene a trovare su sentieri di perdizione.<br />

Quell’uomo sul quale aveva confidato, al quale aveva affidato la propria vita,<br />

proprio quell’uomo gli Å venuto meno. Su di lui non puà piá contare.<br />

Le categorie che Paolo adopera sono tre: il sapiente, il dotto, il sottile<br />

ragionatore. Queste tre categorie dovrebbero sempre offrire una via di salvezza<br />

all’uomo. La sapienza, la dottrina e il discernimento, l’analisi della situazione, la<br />

comprensione dei fatti e degli avvenimenti dovrebbero condurre l’uomo nella<br />

vita, essere capaci di liberarlo da ogni male, spianargli la strada verso una<br />

sicura salvezza.<br />

Invece non solo non c’Å nÇ sapienza, nÇ dottrina e nÇ sottile ragionamento. Nei<br />

momenti di bisogno per l’uomo, Å l’uomo che non c’Å. Manca proprio l’uomo. ä<br />

il soggetto che scompare. Scomparisse la dottrina, un qualche rimedio si<br />

potrebbe comunque trovare, invece manca del tutto l’uomo che Å sapiente,<br />

dotto, o sottile ragionatore. ä lui che non esiste, muore, svanisce, si perde, si<br />

eclissa.<br />

Colui che ha bisogno viene a trovarsi nell’impossibilitÖ umana di trovare una via<br />

di salvezza e di vita. Questo stato di assoluta incapacitÖ di trovare sulla terra<br />

una qualche sapienza che salva e che redime, dovrebbe condurre l’uomo a<br />

riflettere, a meditare, a pensare che lui non Å fonte di vita e neanche coloro ai<br />

quali ha consegnato la sua vita perchÇ gliela salvassero. Sono proprio costoro<br />

che lo hanno abbandonato al suo destino di distruzione e di catastrofe<br />

spirituale, morale, materiale, fisica, dell’anima e del corpo.<br />

Invece ci si ostina ancora di piá nella propria superbia e questo Å il segno che<br />

l’uomo ha raggiunto e superato il limite del peccato. Egli Å nella completa cecitÖ<br />

dello spirito, nella durezza del suo cuore, nella perdizione della sua anima.<br />

Questo Å uno stato che crea il peccato e la superbia nel cuore dell’uomo.<br />

Questo stato non lo crea Dio.<br />

Quando la sapienza di questo mondo non riesce a leggere nella sapienza<br />

divina Å il segno che essa Å stoltezza. La dimostrazione della sua stoltezza sta<br />

proprio in questo: Dio Å venuto, ha innalzato sul monte la Croce della vita, ha<br />

compiuto la salvezza dell’umanitÖ portando lui stesso la Croce. Si Å umiliato<br />

oltre ogni limite umano.<br />

Tutto questo agire di Dio Å considerato stoltezza dell’uomo, cosa senza<br />

significato, cosa che ripugna la sapienza umana. ä proprio quest’opera<br />

dell’uomo la dimostrazione dell’inutilitÖ della sapienza umana.<br />

Una sapienza, una dottrina, una intelligenza che non riesce a cogliere la<br />

presenza e l’azione di Dio nella nostra storia non si puà dire certamente<br />

sapienza, essa Å solo stoltezza, insipienza, cecitÖ spirituale, assenza totale di<br />

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