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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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[30]coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono<br />

come se non godessero; quelli che comprano, come se non<br />

possedessero;<br />

In questo versetto vengono prese in considerazione altri tre momenti della<br />

condizione presente; il pianto, la gioia, il possesso dei beni di questo mondo.<br />

Quale deve essere il rapporto con queste tre realtÖ?<br />

Coloro che piangono, come se non piangessero. Puà la sofferenza<br />

distogliere dal regno dei cieli. Mai. Da Cristo bisogna imparare come si supera<br />

la sofferenza, anzi, come la si vive.<br />

La forza del cristiano Å nella vittoria sulla sofferenza e sul dolore, sofferenza e<br />

dolore che devono essere offerti a Cristo per la redenzione del mondo.<br />

La sofferenza deve essere vissuta come via per entrare nell’eternitÖ, come<br />

mezzo per avvicinarci a Cristo. A causa del tempo che ormai si Å fatto breve,<br />

bisogna anche servirsi della sofferenza per realizzare il progetto di Dio su di noi.<br />

Questa la sapienza e l’intelligenza dello Spirito Santo che deve illuminarci<br />

quando siamo nel dolore, nella grande tribolazione. Sapere utilizzare tutta la<br />

sofferenza per divenire in tutto simile a Cristo Gesá Å la via piá santa, piá breve;<br />

la via attraverso la quale il tempo veramente Å come se divenisse lungo, perchÇ<br />

ci consente di realizzare in qualche ora, cià che in tempi normali occorrerebbero<br />

secoli.<br />

Questa saggezza e questa intelligenza bisogna chiedere sempre allo Spirito del<br />

Signore, perchÇ dovrÖ essere lo Spirito Santo la nostra luce che illumina la<br />

sofferenza e che ci fa comprendere la forza redentrice e santificatrice di essa.<br />

E quelli che godono come se non godessero. La gioia puà distrarci dal<br />

regno? Neanche essa. Mai un momento di gaudio dovrÖ allontanarci dal<br />

realizzare il progetto di Dio su di noi. Cosa fare allora?<br />

Viverla con semplicitÖ, accoglierla come un dono di Dio, ma non fondare su di<br />

essa la nostra umana esistenza.<br />

Questa in nessun caso dovrÖ divenire l’oggetto dei nostri pensieri o dei nostri<br />

desideri, mai il fine della nostra vita.<br />

La gioia mai deve essere riposta nelle cose; essa puà essere solo riposta in<br />

Cristo e nel suo regno. L’unica gioia dell’uomo deve essere la sua certezza di<br />

godere eternamente il Signore nel suo regno di luce.<br />

Per la realizzazione di questa speranza deve essere disposto a rinunciare sulla<br />

terra ad ogni altra gioia; deve liberarsi dalla ricerca della gioia che viene dalle<br />

cose, dalle persone, dagli eventi, o da qualsiasi altra condizione nella quale<br />

potrebbe un uomo venire a trovarsi.<br />

Ogni cosa deve essere vista e vissuta come un servizio d’amore, ma non come<br />

una fonte o un principio di gioia, e peggio, per la realizzazione delle nostre<br />

aspirazioni mondane e terrene. ä questo un esercizio perenne al quale ogni<br />

discepolo di Gesá deve sottomettersi, altrimenti il rischio di fare della vita una<br />

ricerca di piacere Å molto reale e l’uomo potrebbe venire schiavizzato da una<br />

simile ricerca.<br />

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