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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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semplicemente non Å se stesso, perchÇ non Å stato ancora liberato e<br />

soprattutto non Å stato introdotto nel regno di Dio.<br />

[31]perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore.<br />

La citazione si rifÖ in qualche modo a Geremia (9,22-23): “CosÜ dice il Signore:<br />

Non si vanti il saggio della sua saggezza e non si vanti il forte della sua forza,<br />

non si vanti il ricco delle sue ricchezze. Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo, di<br />

avere senno e di conoscere me, perchÅ io sono il Signore che agisce con<br />

misericordia, con diritto e con giustizia sulla terra; di queste cose mi<br />

compiaccio. Parola del Signore”.<br />

Nessun uomo puà essere fonte di veritÖ, di conoscenza, di saggezza, di forza,<br />

di vita, di speranza, di salvezza. Questa veritÖ deve essere a fondamento del<br />

pensiero del cristiano e di ogni uomo.<br />

Tutto Å dono di Dio, a cominciare dalla stessa vita. Ogni manifestazione della<br />

vita Å un dono di Dio. Ogni facoltÖ dell’uomo Å un dono di Dio. Tutto Å<br />

elargizione del suo amore e della sua misericordia.<br />

ä proprio della saggezza, anch’essa dono di Dio, riconoscere l’autore di ogni<br />

dono che Å nell’uomo ed Å dell’intelligenza rendere gloria a Dio per tutto quello<br />

che il Signore opera attraverso di noi.<br />

Vantarsi nel Signore deve avere pertanto un solo significato: dare gloria a Dio in<br />

ogni cosa. Si dona gloria a Dio se si attribuisce a lui sia il dono che il frutto del<br />

dono. Si dona gloria a Dio quando lo si benedice e lo si ringrazia per quanto ha<br />

operato in noi e attraverso noi; quando lo si invoca perchÇ voglia operarlo<br />

ancora, ma non perchÇ salga a noi la gloria, ma perchÇ ogni gloria sia data a<br />

Lui, anzi, affinchÇ cresca la sua gloria attraverso di noi nel mondo.<br />

In fondo dobbiamo comportarci in tutto e per tutto come la Madre di Dio, la<br />

quale riconosce che il Signore ha fatto in Lei grandi cose e per questo la sua<br />

anima magnifica, loda, benedice, ringrazia il Signore e lo esalta.<br />

Il pensiero di Paolo va perà verso un’altra direzione. Vuole correggere il<br />

comportamento dei Corinzi in un fatto essenziale della vita della comunitÖ. Se<br />

ognuno di loro si attribuisce il dono di Dio e ne fa un vanto personale, un motivo<br />

di gloria mondana e terrena, anche se carica di misticismo o di sentimento<br />

religioso, c’Å un pericolo grave che minaccia la stessa comunitÖ e il pericolo Å il<br />

seguente: il rischio che alcuni doni di Dio piá eclatanti vengano ricercati, mentre<br />

quelli che sono nascosti, che si vivono nell’umiltÖ e nel nascondimento vengano<br />

rifiutati, rigettati, come doni che non si confanno all’aspirazione di grandezza<br />

che Å nel cuore dell’uomo.<br />

Come si puà constatare il pericolo Å veramente grave. PoichÇ la comunitÖ del<br />

Signore vive di tutti i doni e tutti sono indispensabili, necessari, utili alla stessa<br />

vita della comunitÖ, se dovesse prendere piede questo ragionamento umano e<br />

cioÅ che i doni eclatanti siano piá utili dei doni umili, i doni eclatanti da cercare e<br />

da chiedere, mentre i doni umili da rifiutare e da rigettare, anche se li si<br />

possiede, la vita della comunitÖ verrebbe ad impoverirsi, anzi diverrebbe<br />

impossibile da vivere e questo perchÇ assai carente in doni essenziali, quali<br />

l’amore, la veritÖ, la misericordia, il servizio per le piccole cose. Verrebbero a<br />

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