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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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vogliamo, cadremmo facilmente nell’indifferenza veritativa; peccheremmo<br />

gravemente con la nostra coscienza, la quale Å obbligata ad agire sempre<br />

secondo la piá alta e perfetta conoscenza della veritÖ.<br />

Mentre il giudizio Å sulla persona, il discernimento Å sugli atti in sÇ,<br />

indipendentemente dalla persona che li compie. Il discernimento Å fatto sull’atto<br />

estrapolato dalla persona. Indipendentemente da chi compie l’atto e il motivo<br />

per cui l’atto Å compiuto, esso Å vero o falso secondo Dio, Å giusto o ingiusto<br />

secondo la sua volontÖ, Å buono o cattivo secondo la sua legge.<br />

Su questo dobbiamo fare molta attenzione. Oggi il pericolo Å uno solo: valutare<br />

gli atti secondo la coscienza di chi li compie e di dichiararli buoni, veri e giusti a<br />

motivo della stessa coscienza.<br />

La coscienza non puà determinare la bontÖ di un atto nÇ la sua cattiveria, o<br />

malvagitÖ. La bontÖ o la cattiveria di un atto la determina la legge morale,<br />

positiva e anche naturale, scritta nei nostri cuori, annunziata alle nostre<br />

orecchie perchÇ la facciamo scendere nel cuore e secondo essa discernere<br />

ogni nostro atto, pensiero, desiderio.<br />

L’atto in sÇ resta sempre buono, o cattivo. Questa natura riceve esso dalla<br />

legge divina. Puà essere o meno peccato a motivo della coscienza che lo<br />

compie, ma non per questo cambia di natura. Cià che Å intrinsecamente male,<br />

resta sempre male, anche se a motivo della coscienza che lo compie, puà<br />

essere anche non peccato, non imputabile moralmente come male.<br />

Resta perà l’obbligo di avvertire la coscienza sulla gravitÖ dell’atto in sÇ che Å<br />

intrinsecamente cattivo e quindi da evitare.<br />

I casi morali sono infiniti, ma servono tutti per definire la responsabilitÖ della<br />

coscienza, non la bontÖ o la falsitÖ dell’atto in sÇ. Il peccato si determina in<br />

base alla coscienza, la bontÖ o malvagitÖ dalla legge di Dio.<br />

Questa veritÖ oggi non Å piá considerata da nessuno. Tutti, dico tutti,<br />

confondono legge di Dio e coscienza, la coscienza assurge al ruolo di legge e<br />

tutto cià che la coscienza comanda Å buono, anche se in se stesso cattivo a<br />

motivo della sua difformitÖ intrinseca con la legge di Dio.<br />

Non essendo piá la legge di Dio nella coscienza, la coscienza stessa si Å fatta<br />

legge per l’uomo. ä questo l’errore dei nostri giorni ed Å assai grave perchÇ<br />

distrugge il fondamento stesso del bene e del male in sÇ.<br />

In questo stesso versetto Paolo ritorna in modo perentorio sul principio che<br />

deve regolare la vita di una comunitÖ.<br />

Il malvagio deve essere tolto dal suo seno, come il lievito vecchio deve essere<br />

asportato dalla farina, prima che questa venga impastata e questo per evitare<br />

che tutta la pasta si lieviti di male, di malvagitÖ e di ogni altra trasgressione<br />

della legge santa del Dio vivente. Certo, ci vuole coraggio oggi per comportarsi<br />

secondo questo comando perentorio di Paolo, ma Å la sola via per preservare<br />

gli altri dal male che il malvagio porta nel suo cuore e che riversa nella<br />

comunitÖ, distruggendola. Una cosa perà deve essere certa: nessuno dovrÖ<br />

ritenersi cosâ sicuro da pensare che il male su di lui non abbia potere alcuno.<br />

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