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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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situazione sia di per sÇ un peccato, ma che essa Å frutto del peccato dell’uomo,<br />

Å stata creata da un peccato o personale, o collettivo, o da una struttura di<br />

peccato che mira alla schiavizzazione dell’uomo attraverso sofisticati sistemi di<br />

sottomissione e di privazione della libertÖ dello spirito, dell’anima e del corpo.<br />

[21]Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi<br />

diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!<br />

Come per Paolo non conta la condizione religiosa attraverso la quale si<br />

raggiunge Cristo, cosâ non conta la condizione sociale dopo aver incontrato<br />

Cristo.<br />

Anticamente gli uomini si dividevano in due classi: in schiavi e in liberi. La<br />

stragrande maggioranza era soggetta ad un padrone, mentre in veritÖ pochi<br />

erano gli uomini liberi.<br />

Paolo vuole che ognuno rimanga nella condizione nella quale Å stato chiamato.<br />

E questo vale anche per lo schiavo. PerchÇ?<br />

Il motivo Å senz’altro da ricercare all’interno della fede. Questa ha una forza<br />

interiore e una vitalitÖ cosâ forte che Å capace di poter vivere e sussistere in<br />

ogni condizione sociale.<br />

Non c’Å “stato” in cui l’uomo Å chiamato a vivere che non possa essere<br />

santificato dalla fede. Per Paolo il problema non Å quello di cambiare stato,<br />

bensâ quello di cambiare l’uomo che vive in quello stato.<br />

A volte lo stato sociale non si puà cambiare, mentre l’uomo sâ che si puà<br />

cambiare e la fede ha questa forza, questa potenza interiore, questa vitalitÖ<br />

divina di cambiare l’uomo, pur facendolo dimorare in uno stato particolare, che<br />

per lui diviene la via per raggiungere la perfezione.<br />

Per Paolo c’Å di piá. Non solo ratifica lo stato come via di santitÖ, chiede anche<br />

di non desiderare di cambiarlo, anzi di approfittare dello stato in cui uno si trova<br />

per vivere secondo la pienezza della fede.<br />

La saggezza della fede consiste non nel cambiare lo stato, perchÇ non ci sono<br />

stati consoni alla fede e stati non consoni; consiste invece nel cambiare l’uomo,<br />

nel modificare l’uomo che vive in quello stato, facendolo diventare uomo nuovo,<br />

riempendolo di veritÖ e di caritÖ, di giustizia e di santitÖ, donandogli la forza di<br />

essere sempre nella volontÖ di Dio.<br />

Non c’Å in questa veritÖ che Paolo annunzia lo stesso principio che regola<br />

l’incarnazione del Verbo della vita? Cristo Gesá non Å entrato nella nostra<br />

condizione umana, assumendola per intero, senza assumere perà il peccato<br />

che la caratterizzava, per salvarla dall’interno?<br />

Chi vuole la salvezza dell’uomo deve anche lui volerlo salvare a partire dalla<br />

condizione nella quale lui si trova. ä in questa condizione nella quale lui c’Å giÖ<br />

che bisogna seminare la veritÖ evangelica perchÇ sia essa a trasformare tutto il<br />

mondo circostante e a riempirlo di divina saggezza e sapienza.<br />

Con questo principio evangelico la fede puà abbracciare ogni cultura, puà<br />

incarnarsi in ogni cultura, senza uscire da essa, e dall’interno santificarla con la<br />

veritÖ che cambia il cuore, la mente, i pensieri, la stessa vita.<br />

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