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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del<br />

Padre. Questa Å la nostra fede. Questa generazione Å eterna, senza principio e<br />

senza fine, Å una generazione dalla quale nasce la Persona, ma non la natura,<br />

la natura Å una e unica nella quale sussistono il Padre, il Figlio e lo Spirito<br />

Santo, in eterno, da sempre e per sempre.<br />

Tutte le altre figliolanze di Dio sono “morali”, o di “adozione in Cristo”. Tutti gli<br />

uomini, nessuno escluso, Å da Dio non per generazione, ma per creazione e<br />

questo fa anche la differenza tra Cristo e tutti gli altri che si dicono fondatori di<br />

religioni.<br />

Tutti gli altri sono “fango” impastato da Dio nelle cui narici soffia l’alito di vita,<br />

secondo il racconto della Genesi. In Cristo invece vive il vero Dio, l’unico nostro<br />

Dio, l’unico nostro Creatore, l’unica nostra vita, l’unica nostra veritÖ, l’unica<br />

nostra salvezza, l’unica nostra caritÖ divina ed eterna.<br />

La differenza c’Å ed Å infinita. Anzi non si potrebbe neppure parlare di<br />

differenza, poichÇ la differenza bisogna trovarla tra le cose simili. Tra Cristo e<br />

noi la differenza Å nella umanitÖ, la sua santissima, la nostra peccatrice, la sua<br />

obbedientissima, la nostra avvolta dalla disobbedienza e dal rifiuto di<br />

riconoscere il Signore.<br />

Per quanto invece attiene alla sua divinitÖ, c’Å invece l’abisso che esiste tra il<br />

Creatore e la creatura, tra l’EternitÖ e il tempo, tra la DivinitÖ e la materia.<br />

I PARTITI NELLA COMUNITÀ<br />

[10]Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo,<br />

ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi,<br />

ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.<br />

Dopo questa breve introduzione alla Lettera, Paolo passa ora a trattare<br />

problemi assai concreti, che sono anche il motivo del suo intervento scritto<br />

presso la ComunitÖ che vive in Corinto.<br />

Inizia il suo intervento con una esortazione accorata. L’esortazione Å un invito<br />

che non puà rimanere inascoltato, non lo deve, perchÇ se cosâ fosse, ne<br />

andrebbe di mezzo tutta la loro vita. La ComunitÖ non sarebbe piá cià che Å<br />

chiamata ad essere e tutto si dissolverebbe nel nulla. Sarebbe come se Paolo<br />

mai si fosse recato a Corinto e mai avesse predicato il Vangelo e loro mai<br />

avessero creduto in Cristo, loro vita eterna e loro giustizia perfetta.<br />

L’esortazione non Å fatta nÇ nel nome e nÇ nell’autoritÖ di Paolo. ä fatta per il<br />

nome del Signore nostro Gesá Cristo. Il significato Å uno solo: non Å Paolo che<br />

interviene nella comunitÖ, ma Å lo stesso Signore Gesá Cristo.<br />

Anche se Å Paolo che lo fa, egli lo fa con l’autoritÖ che gli ha dato Cristo, lo fa<br />

perà nella veritÖ di Cristo. Mai puà essere usato il nome di Cristo in un<br />

intervento nella comunitÖ, se non per affermare e ribadire la veritÖ di Cristo<br />

Gesá. Servirsi dell’autoritÖ di Cristo, del suo nome, ma non per affermare la sua<br />

veritÖ, sarebbe un uso non buono, improprio del nome di Cristo; sarebbe<br />

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