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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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suolo siamo incamminati. ä questo il prezzo che dobbiamo tutti pagare al<br />

peccato di Adamo.<br />

Questa corruttibilitÖ finirÖ per noi un giorno. Quando il Signore attraverso la sua<br />

Parola onnipotente, carica di forza divina e creatrice, ci chiamerÖ dal sepolcro,<br />

noi riprenderemo il nostro corpo, ma questo non sarÖ piá corruttibile, non sarÖ<br />

piá fatto di fango e di polvere del suolo.<br />

Questo corpo rivestirÖ la sua incorruttibilitÖ. SarÖ eternamente cosâ come il<br />

Signore lo ha ricreato, rifatto e rivestito.<br />

Non ci sarÖ piá per noi la morte e la decomposizione legata alla morte, ci sarÖ<br />

sola la vita eterna e tutto questo Å possibile grazie alla Parola creatrice di Dio e<br />

alla risurrezione di Cristo nella quale saremo immersi. Avvolti dalla sua luce<br />

riceveremo un corpo che non muore piá, in tutto come il suo.<br />

[43]si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno<br />

di forza;<br />

Troviamo altre due qualitÖ del nostro corpo risorto in Cristo, per Cristo e con<br />

Cristo: la gloria e la forza.<br />

Il nostro corpo Å ora ignobile, non a motivo della creazione di Dio. Dio lo aveva<br />

fatto nobilissimo. Aveva spirato in esso il suo soffio di vita, lo aveva ricolmato di<br />

un’anima santa, piena di giustizia e di veritÖ.<br />

ä ignobile a motivo del peccato che regna in esso e che lo rende strumento del<br />

peccato. ä il peccato il motivo del suo essere ignobile, non nobile, non<br />

splendente, decadente.<br />

Con la risurrezione il corpo da strumento di peccato si trasforma in strumento di<br />

gloria. Attraverso di esso si manifesta tutta la gloria che risplende sul volto di<br />

Cristo Gesá, tutta la gloria che avvolge il trono di Dio.<br />

Questa gloria Å naturalmente una partecipazione della gloria di Dio e di Cristo<br />

nello Spirito Santo. ä come se il nostro corpo si trasformasse in un corpo di<br />

luce, di veritÖ, di amore, di saggezza, di santitÖ, in un corpo in cui traspare tutta<br />

la natura di Dio che Å gloria eterna.<br />

La debolezza del nostro corpo Å quella natura di morte che lo avvolge; Å anche<br />

quella fragilitÖ per cui si lascia trascinare dal peccato e dal male.<br />

Il nostro Å un corpo che ora cammina verso il peccato e verso la morte. Tutti<br />

sperimentano la debolezza del proprio corpo. Lo stesso Paolo dirÖ nella Lettera<br />

ai Romani: “Chi mi libererÑ da questo corpo di peccato”<br />

Il mondo oggi avverte questa impotenza dinanzi al peccato e alla morte; piá<br />

dinanzi al peccato che alla morte.<br />

Il peccato - possiamo dire - Å la condizione universale nella quale l’umanitÖ<br />

vive. Il peccato Å la sottrazione del nostro corpo alla sua veritÖ per immergerlo<br />

nella sua falsitÖ; Å la sottrazione di esso al bene per coinvolgerlo nel male; Å<br />

liberarlo dalla giustizia per legarlo all’ingiustizia. Il nostro corpo, ora, non Å per<br />

la caritÖ, ma per l’egoismo, non Å per la gioia, ma per la tristezza; non Å per la<br />

condivisione, per il dono, ma Å per la rapina, per il furto; non Å per il governo di<br />

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