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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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isuscitandolo dai morti, accreditandolo in vita con miracoli, segni e prodigi, cosâ<br />

lo stesso Dio ha testimoniato per Cristo direttamente a Paolo, mostrandoglielo<br />

nella gloria della passione, morte e risurrezione, inserendo lo stesso Paolo in<br />

questa testimonianza di vita e costituendolo strumento perchÇ questa<br />

testimonianza raggiunga i confini della terra.<br />

Cristo Gesá Å il testimone del Padre; il testimone verace e fedele. Dio Å<br />

testimone di Cristo; il testimone verace e fedele del suo ministero, del suo<br />

mistero, di ogni Parola che Å uscita dalla sua bocca, riconoscendola come sua<br />

Parola, anzi come Parola ultima, definitiva, perfetta, alla quale niente piá deve<br />

essere aggiunto e partendo dalla quale ogni precedente Parola dovrÖ essere<br />

compresa e verificata e ogni susseguente Parola dovrÖ essere rimandata a<br />

quella per trovare il principio della sua autentica lettura nella veritÖ e nella<br />

saggezza che sono in Cristo Gesá.<br />

Paolo afferma con schiettezza che tutta la ricchezza che Å racchiusa in Cristo<br />

Gesá, tutto questo mistero di vita e di salvezza, tutto questo mistero eterno che<br />

si fa tempo e storia, egli non lo ha presentato con sublimitÖ di parola o di<br />

sapienza.<br />

Egli cioÅ non lo ha calato nel contenitore della sapienza e della saggezza<br />

umana, non gli ha dato i canoni della cultura di Atene nÇ di quella di Roma, e<br />

neanche quell’altra dei popoli di Oriente.<br />

Paolo Å stato capace di liberare il mistero di Cristo da ogni contenitore, frutto di<br />

una qualsiasi mente umana. In veritÖ ci aveva provato ad Atene a servirsi della<br />

cultura greca per annunziare Cristo, ma il suo discorso lâ fu un vero fallimento.<br />

Da straniero lo accolsero, da pazzo lo licenziarono.<br />

Il vero, autentico annunciatore del Vangelo deve in questo imitare Paolo. Deve<br />

essere sempre illuminato dallo Spirito del Signore perchÇ abbandoni ogni<br />

sublimitÖ di parola e di sapienza umana. La testimonianza di Cristo Gesá<br />

trascende tutte le culture, tutte le sapienze, tutte le parole degli uomini. Ogni<br />

cultura, ogni sapienza, ogni parola Å in Cristo Gesá, Å in questa testimonianza<br />

divina che riceve la sua veritÖ, la sua consistenza, la sua forza di trasformare<br />

l’uomo e di condurlo nella veritÖ e nella saggezza che salvano la sua vita.<br />

[2]Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e<br />

questi crocifisso.<br />

ä questa la regola perenne della predicazione cristiana. ä Cristo la nostra<br />

veritÖ, l’unica veritÖ da annunziare. Ma il Cristo da annunziare Å nel mistero<br />

della sua croce.<br />

Paolo lo dice chiaramente: egli non ha voluto sapere altro in Corinto se non<br />

Gesá Cristo, e questi crocifisso.<br />

Non sapere altro deve significare per lui e anche per noi una cosa sola: la<br />

scienza di Paolo Å come bloccata, inesistente. Egli non vede altro dinanzi ai<br />

suoi occhi se non Cristo e questi crocifisso.<br />

ä come se intorno a sÇ si facesse buio, come se tutto scomparisse: la sua<br />

storia, le sue tradizioni, le sue origini, tutto il suo passato, anche il suo futuro.<br />

Cià che prima era l’oggetto della sua mente, dei suoi desideri, dei suoi pensieri,<br />

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