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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Dinanzi alla brevitÖ del tempo, il cristiano vive tutto orientato verso l’eternitÖ e<br />

ogni cosa la fa in vista e in funzione del Paradiso. Egli Å come un viandante nel<br />

deserto che cammina, che si serve del deserto, ma non per abitarvi; se ne<br />

serve come strada, come via, come sentiero, o cammino per raggiungere la sua<br />

meta, la sua patria, il fine che si Å prefisso, quando si Å messo in marcia.<br />

Cosâ dicasi del cristiano. Egli si Å messo in marcia il giorno del battesimo verso<br />

il Paradiso. Il Paradiso deve raggiungere, la patria eterna deve guadagnare, ci<br />

riuscirÖ se si libererÖ da tutti i legami con la terra, se userÖ ogni cosa<br />

trasformandola in caritÖ, in amore, in servizio a Dio e ai fratelli, sempre perà<br />

adempiendo la piá grande giustizia che Å l’osservanza di ogni Parola del<br />

Vangelo.<br />

Ogni cosa della terra si puà trasformare in caritÖ, solo se la viviamo come<br />

obbedienza a Dio, se la compiamo come risposta alla Parola del Vangelo. Non<br />

ci sono altre vie perchÇ le cose della terra smutino in caritÖ, diventino caritÖ, di<br />

esse si faccia uno strumento, un mezzo, una scala per salire con speditezza nel<br />

regno eterno di Dio, nel Paradiso.<br />

Un errore gravissimo che oggi distrugge il cristianesimo Å la perdita della<br />

speranza, Å il non cammino nella speranza. La terra cosâ Å divenuta la tomba<br />

dell’uomo e tanti misfatti, tanti peccati, tante ingiustizie che si commettono<br />

hanno una sola origine: la chiusura dell’uomo negli angusti confini del tempo.<br />

E come se un uomo si volesse rinchiudere in una goccia d’acqua e per fare<br />

questo uccide, deruba, compie ogni altro genere di ingiustizia, mentre accanto a<br />

lui c’Å un oceano sconfinato nel quale puà tuffarsi, ad una condizione perà: che<br />

rinunci a quella goccia d’acqua e si liberi totalmente da essa, trasformandola in<br />

uno strumento di amore e di caritÖ a favore dei fratelli.<br />

6° PRINCIPIO: LO SCANDALO<br />

Il cristiano vive a contatto con ogni altro uomo, vive inserito in una comunitÖ.<br />

Cià che l’altro vede manifesta la nostra grande fede, o la nostra poca adesione<br />

alla veritÖ di Cristo Gesá.<br />

Come la grande fede conquista i cuori e li attrae a Dio, cosâ l’assenza in noi<br />

della veritÖ e della caritÖ di Cristo Gesá, diviene come una valanga che<br />

distrugge tutto cià che incontra sul suo passaggio.<br />

Quando si commette un peccato in pubblico, quando dinanzi agli altri non si<br />

osserva la legge di Cristo Gesá, quest’azione anche se di lieve entitÖ, anche se<br />

non raggiunge la gravitÖ di certi orrendi delitti, crea nei cuori tanto turbamento,<br />

non in ragione del peccato commesso, ma a causa della mentalitÖ di non fede<br />

che si genera negli altri.<br />

Se il cristiano, chiamato a divenire impeccabile su questa terra, anzi a divenire<br />

un perfettissimo imitatore di Cristo, imitazione che ha il suo culmine sull’alto<br />

della croce, trasgredisce i comandamenti, vive senza la Parola del Vangelo, si<br />

comporta come se Cristo non avesse mai parlato, mai annunziato, mai invitato<br />

alla conversione e alla fede al Vangelo, dimostra visibilmente, palesemente agli<br />

altri suoi fratelli in Cristo e ad ogni altro uomo - che per lui Å fratello in Adamo,<br />

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