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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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Che il Signore dia al nostro apostolato questa unica finalitÖ: far sâ che per noi<br />

ognuno ritorni in Cristo Gesá; far sâ che il nostro amore in Cristo Gesá cresca,<br />

diventi forte, fortissimo da poter attrarre tutto il mondo a Cristo, da immettere<br />

nel suo amore e nella sua veritÖ ogni uomo che vive su questa terra.<br />

GESÙ CRISTO, E QUESTI CROCIFISSO<br />

Disporre ogni cosa secondo regole efficienti di operosità. Quando nella<br />

comunitÖ si decide di realizzare un progetto, Å necessario che vi siano anche<br />

delle disposizioni esatte, precise, delle responsabilitÖ personali, delle indicazioni<br />

di ordine pratico e non soltanto teorico. Bisogna partire da un sano principio<br />

operativo: chi realizza cià che si decide, Å sempre l’uomo; le cose non si<br />

realizzano da se stesse, non vengono poste in essere senza un impegno ben<br />

preciso che Å sempre delle persone singole. Molte delle decisioni che si<br />

prendono in seno alla comunitÖ sono come un aborto, sono semplicemente<br />

concepite dalla mente, ma in nessun caso potranno mai portare dei frutti<br />

concreti, proprio perchÇ mancano sia delle regole efficienti di operositÖ e sia<br />

l’uomo che porti avanti il progetto, l’idea, la decisione. Paolo Å apostolo del<br />

Signore e sa che ogni progetto di salvezza deve trovare qualcuno disposto ad<br />

andare fino in fondo nell’amore, che per noi cristiani Å sempre ad immagine e a<br />

somiglianza di quello crocifisso del Signore Gesá. Paolo tutto questo lo sa. Lui<br />

Å missionario del Vangelo. Nella sua vita di predicatore della buona novella<br />

constata giorno dopo giorno che se lui non si muove, il Vangelo non cammina<br />

per il mondo; se lui si arresta nella sua corsa, anche il Vangelo si arresta. Come<br />

Gesá ha costituito responsabili della diffusione della lieta novella nel mondo<br />

persone singole, e precisamente i suoi apostoli, cosâ deve essere per ogni altra<br />

disposizione nella ComunitÖ cristiana, o nella Chiesa. Se manca il responsabile,<br />

l’opera non si compie; se non vi Å colui che con zelo vi si dedica, neanche in<br />

questo caso la decisione matura frutti di vita eterna. Se personalmente ognuno<br />

non mette la sua partecipazione, la sua volontÖ, il suo cuore, la sua intelligenza<br />

e razionalitÖ, tutto alla fine risulterÖ vano. Ci si lamenterÖ che le cose non<br />

vanno, ma non si fa mai nulla perchÇ vadano. Non si fa nulla perchÇ non si<br />

vuole comprendere che l’uomo e l’opera sono una cosa sola, cosâ come Cristo<br />

e la croce sono una sola realtÖ. FinchÇ un cristiano non si inchioda come Cristo<br />

all’albero della sua missione e su di esso non muore, trafitto dall’obbedienza<br />

alla volontÖ del Signore, nulla di vero, di santo, di buono, di amabile, di<br />

veramente cristiano sarÖ compiuto. Questa Å veritÖ confermata perennemente<br />

dalla storia.<br />

Fine, responsabilità, regole. Per un retto agire nella comunitÖ dei credenti<br />

prima di tutto bisogna stabilire il fine che si vuole raggiungere. Il fine deve<br />

essere sempre a portata dell’uomo, altrimenti non si potrÖ mai realizzare. In<br />

questo spesso si manca. A volte il fine Å incerto, spesso lo si vorrebbe<br />

realizzato subito, immediatamente; sovente la pazienza spinge a cambiarlo<br />

senza neanche aver tentato a realizzarlo attraverso un impegno serio e un<br />

lasso di tempo utile. Quando questo avviene, colui che ci osserva, perde la<br />

fiducia nella nostra razionalitÖ e soprattutto nella nostra volontÖ. Non ci reputa<br />

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