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PRIMA LETTERA AI CORINZI - Parrocchia GOTTOLENGO

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corpo deve prestare riguardo a Gesá. Se l’uomo fosse solo anima, le forme<br />

esterne non avrebbero per lui alcun valore, ma finchÇ Å corpo, ha bisogno di<br />

queste forme e deve anche sapersene e volersene servire fino alla fine della<br />

storia del mondo, fino alla consumazione dei secoli.<br />

Bisogna tuttavia stare molto attenti a che non si assolutizzi una forma e la si<br />

renda valevole per tutti. Ogni cultura ha le sue forme ed Å proprio del Vangelo<br />

purificarle se sono moralmente impure, adottarle se sono pure e fare di esse il<br />

modo concreto e pratico attraverso cui sale a Cristo l’onore e il rispetto che gli Å<br />

dovuto in quanto capo dell’uomo.<br />

Qui occorre tutta la saggezza dello Spirito Santo, ma anche quell’educazione al<br />

rispetto delle altrui forme ad un uso santo, prudente, di tutto cià che Å nell’uomo<br />

e che non contrasta con la santitÖ del Vangelo di nostro Signore Gesá Cristo.<br />

Conoscere l’altro diviene indispensabile per agire bene. La storia di un uomo Å<br />

in certo senso anche la sua vita. Rispettarla Å rispettare la vita. Il Vangelo non Å<br />

per l’abolizione di cià che di buono si trova nel mondo. Il Vangelo Å per la<br />

santificazione di tutto cià che Å nel mondo. Il Vangelo Å solo contro il male del<br />

mondo, contro il peccato, perchÇ il peccato Å contro l’uomo, perchÇ lo distrugge<br />

nella sua storia e nella sua vita.<br />

[5]Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di<br />

riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata.<br />

Diciamo subito che il problema non Å di velo, o di non velo. Il problema Å di<br />

usanza e di storia nell’ambiente della comunitÖ di Corinto e non solo di Corinto.<br />

Il velo, a quei tempi, indicava dignitÖ e moralitÖ in una donna. Il non velo era<br />

segno di facilitÖ di costumi e anche di una vita sregolata moralmente.<br />

L’ordine e la compostezza che regna nella societÖ per Paolo deve regnare<br />

anche nella comunitÖ cristiana. Questo a motivo della credibilitÖ del Vangelo.<br />

Se per il non cristiano una donna senza velo era segno di immoralitÖ, di vizio, di<br />

traviamento morale, di prostituzione e di altro ancora, cosa avrebbe pensato se<br />

avesse visto una donna senza velo pregare o profetizzare in seno alla comunitÖ<br />

cristiana? Avrebbe immediatamente pensato che nella comunitÖ cristiana ci<br />

fossero donne di facili costumi e che in essa si vivesse immoralmente.<br />

Questo Å inconcepibile per Paolo. Il Vangelo merita la rinunzia ad ogni<br />

convenzione sociale, ma anche ad ogni emancipazione secondo veritÖ.<br />

ä un discorso semplice quello che Paolo fa. PerchÇ una donna senza velo<br />

manca di rispetto al proprio capo? PerchÇ ognuno la potrebbe giudicare una<br />

donna non santa, non pura, non immacolata; la potrebbe giudicare una donna<br />

che Å venuta meno o che viene meno agli obblighi della fedeltÖ e della santitÖ<br />

che il matrimonio richiede, anzi esige.<br />

Abbiamo giÖ detto che per Paolo motivo di retta azione non Å la coscienza<br />

propria. Questa potrebbe essere anche santa, santissima, pura, purissima.<br />

Essa non Å norma per il retto agire quando c’Å di mezzo il pericolo che si possa<br />

dare scandalo a quelli di dentro e a quelli di fuori. In questo caso non Å la<br />

coscienza propria che detta la norma del retto comportamento, bensâ la<br />

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